Dopo la riapertura della Farmacia Storica degli Incurabili si apre a Napoli il Congresso nazionale dell’Associazione Culturale Ospedali Storici Italiani (ACOSI) che entrerà nel clou il 24 novembre alla sala Lazzaretto dell’ex Ospedale della Pace.
Non a caso il tema scelto per il congresso ACOSI è proprio “L’Ospedale e la città”, un momento di riflessione sulla centralità del ruolo degli ospedali nella storia, attraverso le diverse esperienze che coniugano la secolare funzione sanitaria a quella di valorizzazione del loro patrimonio culturale. Ripercorrere la storia degli ospedali, dei luoghi ed antiche istituzioni della salute d’Italia significa ripercorrere la storia della scienza, della medicina, della carità e dell’arte del nostro Paese; mettere in evidenza attraverso la storia della sanità quella dell’intera società civile, ponendo al centro il contenitore di ogni esperienza: l’ospedale, appunto.
I complessi della Real Santa Casa della SS. Annunziata, di Santa Maria del Popolo degli Incurabili e di Santa Maria della Pace sono la testimonianza tangibile del rapporto tra le antiche corsie ospedaliere e la storia artistica ed economico-sociale della città. Questi ospedali insistono nel Centro Storico partenopeo, iscritto nella lista del Patrimonio Mondiale Unesco dal 1995 e proprio con l’Unesco si spera possa nascere un progetto che possa ruotare attorno alla mostra permanente Pianeta Pandemia (realizzata all’ex ospedale della Pace) mettendo al centro le giovani generazioni nell’ottica dell’obiettivo One Health.
Da quando è stata inaugurata la mostra, infatti, sono stati stipulati svariati protocolli d’intesa con le scuole per realizzare progetti educazionali che guardino all’agenda ONU 2030 sui temi salute e benessere. Un impegno forte per orientare i giovani verso comportamenti che possano salvaguardare il benessere psico fisico in ottica omnicomprensiva.
Il rapporto tra l’ospedale e la città
«Gli ospedali storici possono e devono assumere il ruolo di attivatori scoio economici rinnovando i rapporti cultura-turismo, cultura-ospitalità verso traguardi più innovativi e più adatti alla città, superando l’esclusiva attivazione di iniziative confinate al contesto dell’intrattenimento e del tempo libero, legati ai circuiti turistici tradizionali», conclude Rispoli. Proprio per questo al centro del congresso ACOSI si pone quest’anno il confronto tra le variegate realtà italiane e le esperienze europee un confronto utile a mutuare le differenti linee guida adottate dalle diverse istituzioni ospedaliere-museali italiane ed europee con l’obiettivo di salvaguardare e valorizzare i rispettivi patrimoni culturali. Ma anche per focalizzare l’attenzione sulla imprescindibile prospettiva della configurazione dell’ospedale del futuro, che rispetti le peculiarità specifiche degli ospedali storici.
La Farmacia Storica degli Incurabili
Tra le meraviglie presenti nella Farmacia Storica, la prima a mostrarsi è l’antica Spezieria, insuperato capolavoro del barocco-rococò, fu al tempo stesso efficiente laboratorio del farmaco ed esclusivo luogo di rappresentanza per l’élite scientifica dell’Illuminismo napoletano. La successione delle sale: controspezieria, sala grande, laboratori, esprime una rigorosa suddivisione degli spazi coniugata all’efficienza di una moderna farmacia. Il contrappunto cromatico delle “riggiole” dei pavimenti rispetto alle maioliche dei vasi restituisce al visitatore una stupefacente armonia che avvolge gli stigli e gli intagli dorati.
Domenico Antonio Vaccaro, nel 1729, eseguì i disegni per l’allargamento dell’ospedale e progettò la spezieria così come ancora oggi la vediamo. L’elegante scalone a doppia rampa in piperno si affaccia sul cortile ad accogliere il bronzo raffigurante Maria Lorenza Longo, fondatrice dell’ospedale nel 1522.
Le rampe conducono alla loggia a tre fornici, da cui si accede alla Farmacia, attraverso soprattutto tre portali marmorei sormontati mascheroni diabolici, simboleggianti la doppia natura del farmaco: cura e veleno. Probabilmente l’impianto interno fu curato, tra il 1747 ed il 1751, dall’ ingegner Bartolomeo Vecchione che si servì di raffinate maestranze napoletane: Agostino Fucito per l’ebanisteria, gli stigli, il grande bancone; Gennaro di Fiore e Pietro Matarazzo per gli intagli e le dorature; Crescenzio Trinchese per i marmi e l’urna della Teriaca; i “riggiolari” Donato e Giuseppe Massa per le maioliche, dipinte e firmate da Lorenzo Salandra.
Immagine di copertina: Associazione Culturale Ospedali Storici Italiani (ACOSI)