L’accordo sul clima raggiunto durante la #COP21 è un punto di svolta, ma non basta e contiene una grande ingiustizia: trascura i popoli più vulnerabili agli impatti dei cambiamenti climatici, mentre le nazioni che più hanno contribuito al riscaldamento globale promettono miseri aiuti a chi già oggi rischia di perdere la vita e i mezzi di sostentamento a causa dei mutamenti del clima.
Nonostante sia stato annacquato dalle lobby fossili, il testo votato oggi al termine di due settimane di negoziati contiene un nuovo imperativo: bisogna limitare l’aumento della temperatura globale entro la soglia di sicurezza di 1,5°C.
Questo limite, e il nuovo obiettivo di ‘zero emissioni nette’ entro la seconda metà del secolo, significano sostanzialmente dover abbandonare i combustibili fossili entro il 2050. Una vera rivoluzione, che provocherà costernazione nei quartier generali delle compagnie del carbone e nei palazzi del potere dei Paesi esportatori di petrolio.
Ma quali azioni dovremo mettere in pratica negli anni a venire per mantenere l’aumento di temperatura al di sotto di 1.5°C? È questa la vera sfida che ci aspetta. Gli impegni nazionali di riduzione delle emissioni presentati a Parigi non sono infatti sufficienti per raggiungere questo obiettivo, e l’accordo firmato oggi non fa nulla per cambiare le cose.
La spinta decisiva nei prossimi anni verrà dalla società civile.
Nel corso del 2015 il movimento per il clima ha già ottenuto vittorie decisive: ha fermato le trivellazioni di Shell nell’Artico, bloccato l’oleodotto Keystone e avviato il carbone sulla strada del declino.
Per liberarci definitivamente dei combustibili fossili e costruire un futuro pulito abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti. Il nostro destino sarà deciso nei prossimi anni dal coraggio collettivo della nostra specie.
L’obiettivo è un futuro 100% rinnovabile entro il 2050.
Tutti insieme vinceremo questa sfida, Parigi è solo una tappa di un viaggio che prosegue.