Dall’Inferno… all’Infinito è un viaggio nell’intima natura umana che parte da quella notte di aprile del 300 in cui Dante Alighieri iniziò la sua discesa negli inferi, trascinando l’attrice in un volo ininterrotto di apparizioni e immagini mentali di natura letteraria e portando con sé archetipi, musiche e sensazioni che si trasformano ben presto in un viaggio interiore della voce recitante.
Il grande talento e la magnetica forza interpretativa di Monica Guerritore, unite alla potenza creativa di scrittori come Dante, James Hillmann e Piero Citati, per arrivare fino alle pagine più emblematiche di Patrizia Valduga, ci accompagnano e forse spiegano la discesa nell’intimo della natura umana.
La forza della musica di Richard Wagner, che accompagna la performance, diventa motore emotivo e precede, guida e amplifica il racconto delle passioni amorose, l’abbandono al sentimento più travolgente ma anche a quello che sanno offrire le figure materne e paterne finemente disegnate da Pasolini e dalla Morante.
Nell’intenzione dell’artista “il desiderio forte di sradicare parole, testi, versi altissimi dalla loro collocazione conosciuta per restituirgli un senso originario e potente, sicura che la forza delle parole di Dante, togliendole dal canto e dalla storia, ci avrebbe restituito un senso originario, ci avrebbe condotto all’interno delle zone più dense, oscure e magnifiche dell’animo umano.
Sicura che, seguendo un percorso di incontro con le sue figure di riferimento (Virgilio, il suo super-Io, Beatrice/Francesca e gli aspetti del Femminile, il Caos dell’Inferno, Ugolino, il Padre) si sarebbe potuta avvicinare intimamente l’ispirazione originale di Dante nell’affrontare la Divina Commedia.
“Senza paura dei tagli e senza paura di proseguire quel racconto con parole, e testi altissimi di altri autori, più vicini a noi, come Morante, Pasolini, Valduga. A noi solo il merito di esserci e dire e ascoltare. A voce alta… Col cuore e con la testa… E alla fine ‘e naufragar m’è dolce in questo mare/ e quindi uscimmo a riveder le stelle’. Forse…”.