Ronaldo ha deciso: entrerà in politica. L’ex pallone d’oro oggi ha annunciato che alle elezioni presidenziali di ottobre sosterrà Aécio Neves da Cunha del Psdb, leader partito del centrosinistra. Proprio pochi giorni fa il Fenomeno, membro del Comitato Organizzativo dei campionati mondiali, aveva manifestato il suo sdegno per l’organizzazione della competizione, denunciando ritardi “inaccetabili” nella consegna degli stadi e negli altri cantieri. “E’ un dispiacere sentire le lamentele di chi viene da fuori. Provo vergogna per i ritardi nella consegna degli stadi e negli altri cantieri. Mi spiace che il mio paese faccia una figura del genere”, ha dichiarato l’ex campione brasiliano.“ Dopo le critiche dell’ex calciatore al governo brasiliano, Dilma Rousseff, presidente del Brasile e rivale del leader del Psdb, ha dichiarato «Non dobbiamo vergognarci di nulla. Dobbiamo essere orgogliosi dei nostri risultati e smettere di essere degli eterni pessimisti”. Aldo Rebelo, Ministro dello Sport, ha usato parole più pesanti per rimproverare le dichiarazioni dell’ex calciatore: “Quello di Ronaldo è un autogol, dato che lui ha partecipato a questo grande sforzo per la Coppa in Brasile”. Al giornale Valor Econômico l’ex fuoriclasse dell’Inter ha espresso apertamente il suo supporto a Neves da Cunha: “E’ stato l’unico che ho appoggiato pubblicamente. L’ho sostenuto come governatore di Minas e ha fatto un lavoro eccellente. Da sempre abbiamo un’amicizia molto forte e voglio supportarlo ancora. E’ un mio amico, spero e credo che sia un’ottima scelta per cambiare il nostro paese.”
Ma Luis Nazario da Lima Ronaldo non è l’unico campione sceso in campo politico per rappresentare il suo paese.
Il primo fu Gianni Rivera, il “golden boy” del Milan. Dopo esser stato vice-presidente dei rossoneri fino al 1987 nel periodo più sfortunato della storia del club lombardo, ricevette la proposta da Giovanni Goria e Bruno Tabacci di candidarsi alla Camera dei Deputati nella Democrazia Cristiana. Fu eletto nello stesso anno, rieletto nel 1994 nella lista del Patto Segni e nel 1996 nella lista uninominale dell’Ulivo. Nel corso della legislatura lasciò il movimento di Segni, si unì inizialmente al Rinnovamento Italiano e consecutivamente ai Democratici di Prodi, confluendo nella Margherita. Fu designato come Sottosegretario alla Difesa nel governo Prodi I, D’Alema I e II ed Amato II. Nel 2001 si presentò nel collegio di Milano 1, sfidando Silvio Berlusconi. Dopo la sconfitta, divenne consigliere per le politiche sportive del Comune di Roma. Nel 2005 subentrò a Mercedes Bresso, eletta presidente del Piemonte, come membro del Parlamento Europeo con Uniti nell’Ulivo. Successivamente si iscrisse al gruppo dei Non Iscritti e nel 2008 sostenne il movimento politico di centro Rosa per l’Italia. Nel 2011 si è presentato come capolista di Unione Italiana-Librandi per sostenere la candidatura di Letizia Moratti, sostenuta dal centrodestra, a sindaco di Milano. Ha ottenuto, però, solo 20 voti. L’anno scorso si è candidato come senatore nelle liste del Centro Democratico di Tabacci ma non è riuscito a ottenere nemmeno un seggio.
George Weah, Pallone d’Oro ed ex attaccante del Milan, dopo il ritiro dall’attività agonistica divenne una figura umanitaria nel suo paese, la Liberia, che da poco era uscita da una sanguinosa guerra civile. Nel novembre del 2004 annunciò la sua candidatura per le elezioni presidenziali dell’ottobre 2005. Si candidò con il Cdc, Congresso per la Democrazia e il Cambiamento, e al primo turno risultò il candidato più votato con il 28,3% dei voti ma fu sconfitto al ballottaggio da Ellen Johnson-Sirleaf. Weah fu accusato dai suoi detrattori di avere doppia nazionalità – liberiana e francese – e di non poter partecipare alle elezioni ma lui dichiarò di aver riconsegnato i documenti francesi a Parigi. Inoltre al campione fu imputato di aver comprato una laurea in un’università fantasma e fu incolpato di essere un burattino nelle mani di politici astuti e corrotti. Quando l’ex asso del Milan risultò vincente al primo turno delle presidenziali, alcuni candidati sconfitti, in precedenza indagati o nell’occhio del ciclone, gli offrirono il loro appoggio al ballottaggio. La stampa fu implacabile: “Ricordiamo a Weah che ha promesso di chiudere con il passato, con corruzione e malaffare. Deve quindi rifiutare alleanze compromettenti”. L’ex campione, dopo la sconfitta, è rimasto comunque attivo nella politica Liberiana ed è ritornato dagli USA nel 2009 per sostenere il candidato del Cdc nelle elezioni a Monsterrado County. Malgrado alcuni tentativi falliti per sfidare nuovamente Sirleaf alle elezioni del 2011, Weah è stato presentato dal suo partito come candidato vice-presidente, al fianco di Winston Tubman.
Un altro campione del Milan, Andriy Shevchenko, dopo l’addio al mondo del calcio, ha deciso di partecipare alla vita politica. “Come calciatore credo di aver fatto molto per il mio paese e ora ho preso la decisione di entrare in politica perché vorrei fare il bene dell’Ucraina”, ha dichiarato Sheva dopo il suo annuncio inaspettato. Nel 2012 ha scelto di aderire al partito Ucraina-Avanti!, ex partito Social Democratico Ucraino di Natalia Korlevska – ex alleata di Yulia Tymoshenko – e ha deciso di investire circa centomila euro per finanziare la campagna elettorale. Alle elezioni parlamentari dell’ottobre 2012, però, la sua compagine politica ha ottenuto solo l’1,58% dei voti, non riuscendo a superare la soglia di sbarramento del 5%. La candidatura del campione ucraino, comunque, è stata criticata da molti perché il suo partito di opposizione è stato sospettato di fare il gioco di Yanukovich, il premier uscente, e di togliere voti alla coalizione della Tymoshenko. “Assolutamente non ho preso soldi o finanziamenti – ha sottolineato l’ex calciatore in risposta alle critiche -. Nel corso della mia carriera sportiva mi sono guadagnato la fiducia di una buona parte del mio popolo, e per me questa è la cosa più preziosa. Non potrei mai perderla prestandomi a certi giochi.”
Nel marzo del 2009 il Pdl ha annunciato la candidatura di Giovanni Galli, ex portiere del Milan e della Fiorentina, a sindaco di Firenze. Sostenuto da Firenze con Giovanni Galli Sindaco, Lega Nord Toscana, Pensionati Democratici Italiani, un comitato di cittadini e un lista civica animalista, l’ex portiere è stato sconfitto dall’attuale Presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Al primo turno Galli ha ottenuto il 32% dei voti; al ballottaggio solo il 40% contro il 60% di Renzi. Nel settembre del 2011, dopo esser stato capogruppo del Pdl nel consiglio comunale fiorentino, ha lasciato il gruppo del Popolo delle Libertà e fondato il gruppo civico Lista Galli – cittadini per Firenze, di cui è ancora capogruppo. L’ex portiere della nazionale ha espresso commenti negativi per l’ex sindaco, accusato di aver trascurato la sua città: “Renzi ha fallito come assessore alla cultura, facendo fallire il Maggio Musicale Fiorentino, come assessore all’urbanistica non ha fatto niente di ciò che si era ripromesso – nuovo stadio, aeroporto, aumento del verde pubblico, recupero dei contenitori vuoti in città – ma è stato solo capace di varare il Piano strutturale a volumi zero. Appunto perché lì non c’era nulla da fare, verrebbe da dire. Non ha saputo rendere Firenze più pulita, abbandonando il centro storico al degrado, si è vantato di aver abbassato le tasse e aver tagliato il numero di assessori; peccato che contemporaneamente abbia stangato i fiorentini con le tariffe e abbia assunto stuoli di nuovi dirigenti”. Giovanni Galli ha inoltre accusato Denis Verdini di non averlo sostenuto nella campagna elettorale del 2009: “Mi hanno abbandonato”, ha dichiarato l’ex estremo difensore del Milan. “Mi aveva scelto lui, Verdini. Io feci una lista civica, mi portò anche a Palazzo Grazioli da Silvio Berlusconi. Poi, dopo il ballottaggio, il silenzio.”
Galli si è dichiarato deluso e incredulo: “Forse i miei davano per scontata la sconfitta al primo turno”. L’ex portiere fiorentino si è presentato alle ultime elezioni con Forza Italia ma, avendo ottenuto solo 10.658 voti, non è riuscito a raggiungere il Parlamento europeo.
Galli si è dichiarato deluso e incredulo: “Forse i miei davano per scontata la sconfitta al primo turno”. L’ex portiere fiorentino si è presentato alle ultime elezioni con Forza Italia ma, avendo ottenuto solo 10.658 voti, non è riuscito a raggiungere il Parlamento europeo.
L’ex difensore del Milan e della nazionale georgiana Kakhaber Kaladze è entrato in politica nel 2012, dopo il suo ritiro dall’attività agonistica. L’ex giocatore è sceso in campo per sfidare il presidente Saakashvili, accusato di aver tradito le aspettative del popolo. “Nei campi di calcio e anche nella vita ho imparato a essere leader. Devi essere una persona normale che dà l’esempio. Che si butta senza paura, che lotta con coraggio, che crede. Io posso dare questo esempio e perciò non posso tirarmi indietro”, ha dichiarato il difensore prima delle elezioni. Nel febbraio 2012 è diventato membro del partito dell’opposizione Sogno Georgiano-Georgia Democratica, fondato dall’imprenditore miliardario Ivanishvili ed è stato eletto deputato del Parlamento nell’ottobre 2012. “La politica è meglio del calcio, l’elezione è meglio di una finale di Champions”, ha commentato entusiasta l’ex jolly difensivo dopo i risultati elettorali. Nello stesso mese è stato designato come secondo-vicepremier e Ministro dell’Energia e delle Risorse Naturali. Nel febbraio 2013 è stato riconfermato in entrambi i ruoli. Dopo un dibattito su un possibile conflitto di interessi, Kaladze, nel novembre 2012 ,ha venduto le azioni della Kala Capital, una holding finanziaria ideata dall’ex calciatore con lo scopo di attrarre capitali esteri in Georgia e appartenente alla Georgia Hydropower Construction Company.