C’è stato un tempo in cui gli appassionati di videogiochi venivano bollati come nerd, persone asociali, chiuse nei loro stanzini dentro i quali si isolavano dal resto del mondo. Quella percezione è decisamente cambiata negli ultimi anni, dato che l’industria dei videogiochi fattura più di cinema e musica.
A spingere sempre più in alto l’asticella, contribuendo in maniera sostanziale a questo slittamento culturale che ha reso i videogiochi sempre più mainstream è stata, tra le altre cose, l’evoluzione della grafica.
Agli albori dei videogame
Non si chiamava ancora videogioco, ma il primo dispositivo elettronico dotato di display risale addirittura al 1947. Fu inventato da Thomas T. Goldsmith ed era un tubo catodico che utilizzava dei puntini, disegnati a vettore, basato sulla tecnologia radar.
Il primo videogioco uniformemente riconosciuto, però, sarebbe arrivato solo negli anni ’70, con il nome – diventato leggendario – di Pong, un gioco che voleva ricordare il tennis e che aveva un design bidimensionale molto semplice, seppure rivoluzionario per l’epoca.
La prima fase di espansione del medium videogioco, che coinvolse anche gli anni ’80, dovette fare i conti con la mancanza di processori potenti. Così, gli sviluppatori utilizzavano degli espedienti per far sembrare i giochi tridimensionali, come l’uso di linee di colori diversi, come il videogioco di Star Wars.
L’era delle console
Nel 1977, con il lancio sul mercato dell’Atari 2600, venne inaugurata l’era delle console. Ma fu soltanto nel 1983, con l’arrivo del Nintendo Entertainment System, che la grafica a 8-bit fece un salto di qualità notevole. Un ulteriore step avvenne negli anni ’90, con la grafica a 16-bit tipica delle console come il Super Nintendo Entertaiment System e giochi come Super Mario Bros.
Più o meno in quegli anni, i videogame cominciarono a implementare ulteriori tecnologie. Per esempio, i giochi di corsa della Nintendo vennero completamente trasformati dalla tecnica nota come Mode 7, che permetteva ai designer di creare immagini in 3D manipolando oggetti in due dimensioni.
La svolta, però, arrivò con le console a 32 e 64 bit, come la PlayStation di Sony e la Nintendo 64, similmente a quando uscirono le macchine elettriche per bambini. Fu qui che finalmente la grafica tridimensionale trovò la sua prima applicazione, capace di portare su schermo oggetti che fossero davvero in 3D. Oggi siamo arrivati alla quarta generazione delle console, che hanno portato il realismo dei videogiochi a un livello estremo.
I giorni nostri
La grafica tridimensionale ha rivoluzionato non soltanto il settore dei videogame, ma tutta l’industria videoludica, casinò online compresi. E anche se la slot gallina è la slot più conosciuta, pur essendo un gioco classico, nelle sale da gioco virtuali i giochi in 3D sono tra i più richiesti.
Persino sui social network, nell’epoca moderna, è possibile trovare giochi dal motore grafico eccezionale, capaci di rivaleggiare con i videogiochi di console e PC, pur non avendo (per ovvi motivi) lo stesso tipo di profondità e di dettaglio.
La tecnologia grafica ha fatto passi talmente da gigante che la nuova frontiera è la realtà virtuale. Esistono sul mercato sistemi di gioco cosiddetti “all-in-one”, che permettono di immergersi completamente nei videogame, attraverso l’uso di dispositivi come Oculus Quest, visori di realtà virtuale che portano l’esperienza videoludica ad un livello completamente nuovo.
E chissà quali saranno i prossimi passi della tecnologia. Arriveremo forse ad essere gli avatar di noi stessi, come ne “Il mondo dei replicanti” con protagonista Bruce Willis?