L’esperienza educativa della didattica (perchè formazione significa sempre ed inevitabilmente educazione) è un percorso articolato e ricco di complessità che va a coinvolgere quattro attori principali: l’insegnante, che pianifica il lavoro didattico; l’alunno, che sceglie di apprendere e mostra disponibilità a crescere; il curricolo, l’insieme di contenuti, abilità e valori dell’esperienza didattica; l’ ambiente, in cui l’azione didattica viene svolta.
Dalla sinergia di queste componenti può nascere un percorso didattico valido o meno perché l’azione educativa si fonda necessariamente sull’interazione continua degli attori. L’idea di una didattica ferma, che non faccia propri i mutamenti di tutte le realtà coinvolte, può rivelarsi sterile. Questo alla luce soprattutto di un fatto importante, ovvero che l’insegnamento/apprendimento si realizza attraverso l’azione congiunta di due forze: quella generativa del soggetto e quella modellatrice del contesto.
Lo sanno bene in Svezia, dove si utilizza la DADA, la didattica in movimento. L’ambiente viene ad assurgere al ruolo di protagonista, assumendo una vera e propria identità. Le aule, le quali presentano una strutturazione personalizzata, prendono vita. Una parola d’ordine tra tutte: movimento. Mentre infatti gli insegnanti restano nello stesso spazio, in attesa del cambio d’ora, gli allievi si muovono da una classe all’altra, a seconda della materia. Colori specifici ed un ambiente con materiali specifici sempre disponibili stimolano attivamente i discenti. Il caos è solo apparente, dato che la dinamicità, fisica e non solo mentale, si dimostra un fattore vincente per l’approccio alle attività scolastiche (cosa comprovata tra l’altro dalle neuroscienze), slegando i ragazzi dalla monotonia.
L’Italia dimostra nei confronti di questa innovativa didattica un interesse sempre crescente e tanta voglia di sperimentare. E così la DADA è già attiva in fase sperimentale ai licei scientifici “Kennedy” di Roma e “Labriola” di Ostia e alla scuola media “Antonio Amore” di Pozzallo. Nuovi scenari si aprono per i professionisti della didattica, con questioni che vanno a coinvolgere anche architetti e pedagogisti. Se si rema da sempre verso una didattica il più possibile personalizzata, che ponga al centro chi apprende, con le sue esigenze e le sue abilità, è giusto anche ripensare gli spazi, bandendo la monotematicità che è l’antitesi di ogni tipo di evoluzione. È necessario innescare un circolo virtuoso che riesca a conferire una dignità tutta nuova agli ambienti, troppo spesso freddi e trascurati, senza mai dimenticare che in condizioni didattiche adeguate tutti gli studenti possono imparare, e imparare bene.