Tra il web e i seggi improvvisati sembra che l’iniziativa abbia superato i 700 mila voti. ”Sovente ho guardato con una specie di compiacenza le miserie dell’Italia, poiché mi parea che la fortuna o il mio ardire riserbassero forse anche a me il merito di liberarla[…]ma l’unica fiamma vitale che anima ancora questo travagliato mio corpo, è la speranza di tentare la libertà della patria” lettera del 4 dicembre. É un estratto con cui Jacopo Ortis/Ugo Foscolo, rivolgendosi al suo amico Lorenzo, al quale sono indirizzate le epistole del famoso romanzo dell’autore veneto, ”Le ultime lettere di Jacopo Ortis”, ribadisce il suo immenso dispiacere per il passaggio della Serenissima in mani asburgiche, passaggio stabilito con il Trattato di Campoformio i cui interpreti, Napoleone e la casata austriaca si divisero i possedimenti europei della Repubblica veneziana. Dalle sue parole si evince il profondo rammarico di una Italia mutilata, colpita al cuore. Dopo circa 60 anni dalle cupe parole del Foscolo l’Italia diventò finalmente nazione annettendo a se anche quel territorio, il Vento, conteso durante le guerre d’indipendenza con l’Austria. Ora a distanza di due secoli il pericolo di una mutilazione geografica per la penisola sembra essere tornato di moda. Plebiscito.eu appoggiato dal presidente della regione Veneto, Luca Zaia, la Lega Nord e la Liga Veneta, hanno promosso una scioccante iniziativa, lanciando sul web un referendum per l’indipendenza della regione Veneto dal resto della nazione. L’iniziativa giorno dopo giorno fa sempre più proseliti e le votazioni, via web o sottoscritte con seggi improvvisati, hanno raggiunto la quota di 700 mila partecipanti. Ma facciamo un po’ di chiarezza. Il progetto è stato organizzato e poi lanciato domenica 16 e si concluderà venerdì 21 marzo. Gli organizzatori puntano a superare il milione di persone. Il pur enorme numero di partecipanti, rappresenta però solo un quinto della popolazione veneta che sfiora i 5 di milioni. Ma la congiunzione che ha portato alla nascita di questa proposta era troppo succosa. Gli irriducibili del leone di San Marco infatti hanno sfruttato gli attuali attriti tra Unione Europea e Russia sul caso Crimea e hanno lanciato così il loro progetto di scissione dall’Italia. Per ora più che un progetto, non si sa infatti quale moneta verrà adottata se l’Euro o il Tallero, antica moneta veneziana, o quali saranno i reali confini che avrà il nuovo stato, fatto sta che la pensata ha trovato terreno fertile in un territorio che da sempre ha criticato le politiche economiche e soprattutto le politiche in materia di fisco decise dai vari governi, di destra con Lega al governo o di centrosinistra che fossero. Gli organizzatori hanno quindi utilizzato il particolare momento politico europeo ed italiano per fare una proposta che agli occhi di chi veneto non lo è risulta a dir poco scioccante. Scrittori come il Foscolo, già 200 anni fa parlavano di un Italia svenduta e schiava delle grandi potenze francese e austriaca, ma sottolineava come l’unità avrebbe potuto fornire alla penisola il giusto mezzo per fronteggiare le difficoltà del mondo moderno. Ora però il comitato, guidato da Gianluca Busato, nato tra l’altro da una scissione di Indipendenza Veneta, i veneti sembrano averlo proprio nel sangue il virus dell’indipendentismo, ha grazie al finanziamento di un gruppo di imprenditori riuniti sotto l’egida di ”Veneto Business” non si sa bene chi siano ma sembrano, stando all’omonimo sito circa ottanta. Molti sono anche i comuni che hanno dato il loro appoggio all’iniziativa di Plebiscito 2013, 166 su 579 dei totali della regione. I numeri quindi anche se consistenti non raggiungono però neanche la metà della regione, c’è quindi da chiedersi se la secessione del Veneto sia voluta dalla maggioranza dei veneti stessi. In un contesto come quello europeo poi dove si punta a realizzare un federazione di stati, le pretese indipendentiste di una singola regione risultano alquanto discordanti con la politica centralista di una Europa che deve concorrere economicamente con le vecchie potenze mondiali, Usa e Russia e con quelle in ascesa, Cina ed India. Rimanendo divisa come l’Italia ai tempi di Foscolo l’Europa può solo perdere terreno rispetto alle grandi economie globalizzate, così come l’Italia che con la scissione del Veneto perderebbe un pezzo importante del proprio territorio. La domanda, quindi, sorge spontanea, quanto conviene al Veneto rendersi indipendente in una Europa che tende ad essere sempre più centralista? La domanda andrebbe girata a chi invece è convinto che il Veneto da solo può sostenere la competizione di una economia così globalizzata.
21 Marzo 2014
DA UN’ EUROPA CENTRALISTA AD UN VENETO SECESSIONISTA
Scritto da Nicola Sarno
Proprio nella settimana in cui il premier Renzi ha conferito con la Merkel e ha rassicurato la cancelliera sulle prossime riforme in programma.