Qui volgiamo solo fare alcune considerazioni sul momento che stiamo vivendo. Ci aiutiamo riportando qualche stralcio di vecchie interviste a Umberto Eco ed a Zygmunt Bauman.
Umberto Eco spiega Bauman (dal Quotidiano Nazionale 9 Gennaio 2017)
“Quando Zygmunt Bauman ha elaborato il concetto di ‘modernità o società liquida’…cercava di spiegare la crisi del concetto di comunità che emerge da un individualismo sfrenato, dove nessuno è più compagno di strada ma l’ antagonista di ciascuno, da cui guardarsi.
Questo soggettivismo minando le basi della modernità, la rende fragile, manca del tutto ogni punto di riferimento e si dissolve in una sorta di liquidità.
Si perde la certezza del diritto, la magistratura è sentita come nemica, e le uniche soluzioni per l’individuo senza punti di riferimento sono da un lato: l’apparire a tutti costi; l’apparire come valore e il consumismo.
Tuttavia si tratta di un consumismo che non mira al possesso di oggetti di desiderio in cui appagarsi, ma che li rende subito inutili , e il singolo passa da un consumo all’altro in una sorta di bulimia senza scopo”.
La modernità liquida, per dirla con le parole del sociologo polacco, è “la convinzione che il cambiamento è l’unica cosa permanente e che l’incertezza è l’unica certezza”.
Bauman e la società (odierna) liquida
Molto si è parlato della filosofia di Zygmunt Bauman, che ha illuminato la nostra epoca di una luce opalescente, grigia come la nebbia o come il fumo che lo avvolge nella foto che abbiamo scelto per ricordarlo in copertina.
Stimolati dai fatti quotidiani e da quell’ accenno alla “ magistratura vista come nemica” come oppositrice della società. Sembra quasi di vedere nelle parole del filosofo il monito di Socrate, ravvisabile anche nel quadro di Jacques- Luis David ‘Morte di Socrate, (1787).
Come potete osservare dalla foto del quadro qui sotto, il pittore riporta il grande filosofo nell’atto di indicare con una mano il cielo quindi l’archetipo di Verità, mentre con l’altra si sporge a prendere la coppa di cicuta.
In che modo si collegano questi tre eventi, che hanno formato la cultura della nostra società? Possono mai essere oggetto di una riflessione contemporanea? Ci sembra di intravvedere in quei discepoli, dipinti da David, la figura di Bauman che mette in guardia noi tutti, che mette in guardia la società contemporanea a non fare lo stesso errore.
Bauman e Platone
Bauman che ci dice non mettere la Verità di fronte alla scelta di uccidere se stessa per dare un’opportunità di crescita all’uomo. Ci sembra di vedere Socrate che ispira Bauman mentre gli descrive il dolore provato nel capire, una volta intuito, che l’umanità non avrebbe ancora capito, scegliendo di cadere nell’oblio.
Ci sembra di vedere Bauman che come Platone, cerca disperatamente, per tutta la vita di dare un senso al sacrificio del maestro senza riuscirci, se non nel far conoscere, trascrivendola, la sua filosofia.
Che senso ha tutto questo, qual è la maieutica di tutto questo, cosa può unire il senso strisciante di terrore che oggi vediamo davanti alla erosione dei diritti fondamentali dell’uomo da parte di chi ha giurato di difenderli e renderli al di sopra dei propri interessi.
Oggi leggiamo, ascoltiamo, subiamo inermi ai continui attacchi del prepotente, di questa o di quella fazione.
Proprio quella parte di società che nasce dagli antichi valori enunciati da Platone, capaci di governare l’umanità con saggezza ed equità. Oggi, ci avverte Bauman, quella parte di società ha perso la sua strada.
Abbiamo scelta?
Quale scelta ci è rimasta, siamo di nuovo nella necessità di prendere la cicuta sperando che il nostro estremo sacrificio cambi il corso della storia, scrivendo un finale conosciuto che abbiamo già visto o decideremo di donare a questo grumo di potere la stessa opportunità che diedero a Socrate tre secoli fa, chiedendoci, con un pizzico di ottimismo, vediamo stavolta come andrà a finire?