La notizia è che la stragrande maggioranza degli adolescenti americani – l’84% circa- si rivolge a Internet per informazioni e chiarimenti in tema di salute, sesso e altri argomenti ‘sanitari’; e non è nemmeno una notizia da sgranare gli occhi vista la simbiosi dei giovani con il web.
Ecco qundi che si naviga online per conoscere meglio argomenti come pubertà, ma anche droga, sesso, depressione e altri problemi. Anche se un sorprendente 88% confida di non sentirsi a proprio agio nel condividere i propri problemi di salute con gli amici di Facebook o di altri social. A ‘fotografare’ l’atteggiamento ambivalente dei giovani nativi digitali alle prese con dubbi di salute è uno studio americano, firmato dai ricercatori della Northwestern University.
Il rapporto fornisce informazioni importanti per le organizzazioni sanitarie pubbliche che cercano di raggiungere gli adolescenti. Quasi un terzo degli adolescenti intervistati, infatti, ha dichiarato che le informazioni lette online lo hanno portato a cambiamenti di comportamento, in particolare su dieta e attività fisica. Un adolescente su cinque, inoltre (il 21%) ha scaricato app di salute sul telefonino. “Abbiamo trovato delle vere sorprese quanto a ciò che i ragazzi fanno sul web quando si tratta della loro salute”, ha detto Ellen Wartella, primo autore dello studio.
“Sentiamo spesso delle molte cose negative che fanno i ragazzi on-line, ma ora sappiamo che utilizzano Internet anche per prendersi cura di se stessi e di chi è loro vicino”, aggiunge la studiosa. “Il nuovo studio sottolinea quanto sia importante assicurarsi che le informazioni a disposizione dei ragazzi siano accurate, adeguate e facilmente accessibili, perché le usano e le mettono in pratica“.
Nello studio – che sarà presentato in una conferenza oggi dall’ateneo – sono stati intervistati 1.156 adolescenti americani tra i 13 e i 18 anni. I ricercatori hanno analizzato la frequenza con cui gli adolescenti usano strumenti di salute online, la quantità di informazioni che ricevono, gli argomenti cui sono più interessati, e poi in che modo queste ricerche influenzano le loro scelte. Ebbene, “Internet è chiaramente uno strumento che aiuta i ragazzi a proteggere la loro salute“, ha detto Vicky Rideout, capo della VJR Consulting e co-autore del rapporto. Ecco alcuni dei risultati dell’indagine:
Genitori promossi: se Internet è la fonte più gettonata in generale per informazioni sulla salute, i ragazzi dicono di ottenerne comunque la maggior parte da mamma e papà. Il 55% riceve moltissime informazioni dai genitori, seguono la scuola (32%) e i servizi sanitari (29%). Solo un piccolo numero di ragazzi – 13 per cento – dice di andare online perché a disagio nel parlare con i genitori. Il web, nel complesso, si piazza al quarto posto come fonte di “moltissime” informazioni sulla salute.
Gioventù digitale divisa: più della metà (52%) dei ragazzi a basso reddito (quelli provenienti da famiglie che guadagnano meno di 25.000 dollari l’anno), ha detto che un membro della propria famiglia ha avuto un problema di salute serio durante l’anno passato, contro il 27% degli adolescenti ad alto reddito (più di 75.000 dollari anno).
Non solo siti medici: quasi un terzo degli adolescenti (31%) visita siti web medici per informarsi sulla salute, ma altre fonti includono YouTube (20%), Yahoo (11%), Facebook (9%) e Twitter (4%).
Perché navigare: a spingere verso queste ricerche sono compiti scolastici (53 per cento), volersi prendere cura di sé (45 per cento), controllare i sintomi o le diagnosi (33 per cento) o trovare informazioni per la famiglia o gli amici (27 per cento). Al top delle ricerche fitness e nutrizione: il 42% dei ragazzi cerca sul web informazioni su fitness ed esercizio fisico, seguono dieta e alimentazione (36%), stress e ansia (19%), malattie sessualmente trasmissibili (18%), pubertà (18%), depressione (16 %) e sonno (16%).
Velocità: la metà dei ragazzi dice di cliccare sul primo sito che trova. Infine quasi un ragazzo su tre dice di aver cambiato il proprio comportamento a causa di informazioni sanitarie trovate online. Il ‘dottor Google’ convince spesso, dunque, i giovani pazienti digitali.