La scrittura avanguardista e pioneristica della prolifica scrittrice Barbara Appiano, autrice di numerosi libri, romanzi, e saggi di formazione destinati alle scuole, si rivela ancora una volta in un azzardo linguistico, satirico e ironico, in un’opera in cui a parlare è un telefono cellulare. “Lui” parla in prima persona di noi, dell’umanità tecnodipendente intossicata dal mondo virtuale e relativa sindrome di narcisismo acuto coadiuvato dall’ossessione compulsiva di “messaggiare costantamente”.
Si tratta di un’opera all’avanguardia linguistica e strutturale, in cui la grammatica è la matematica dell’ironia, che già dal titolo “Conversazioni interrotte, manuale di antropologia telefonica a denominazione di origine incontrollata” ci aspettiamo una narrazione fuori dal comune, dove parlano gli oggetti che l’autrice fa parlare quasi avessero un’anima.
L’ultimo libro di Barbara Appiano
Si tratta di uno smartphone, l’io narrante di quest’ultima opera, un telefono umanizzato che diventa l’io che parla a nome di tutti i cellulari diventati una presenza costante e ossessiva, che ha ispirato l’autrice spesso in viaggio sui treni, che si ritrova a prendere durante le trasferte culturali.
È qui che l’autrice si trova vis a vis con viaggiatori ostaggio di telefoni, e relativi auricolari, che con lo sguardo perso nel vuoto parlano come scrive l’autrice “da soli”, nella moltitudine degli altri viaggiatori.
Ma in realtà si tratta di solitudine visto che come scrive la Appiano se mai un gentiluomo del diciannovesimo secolo ritornasse dal suo secolo per entrare nel nostro, il ventunesimo, non ci capirebbe mentre parliamo da soli passeggiando, mangiando e forse anche “dormendo”.
Nella sua prefazione la Prof.ssa Francisetti Brolin Sonia, dottore di ricerca presso L’università La Sapienza di Roma, scrive: “In una società dominata dalla smania per l’ultimo modello di smartphone, il romanzo di Barbara Appiano mira a essere una sorta di manuale di antropologia telefonica, ove il cellulare acquisisce viva voce, di modo che, attraverso le affermazioni di un oggetto reso parlante, possiamo renderci conto dei limiti del modello “sempre connessi”.
Con uno spirito postmoderno, volto a decostruire il conformismo della mercificazione della cultura stessa, il telefono prende la parola per interrompere in maniera ossimorica le conversazioni, ridotte a stereotipi vuoti, nella bramosia degli aggiornamenti e delle applicazioni, considerate dai giovani “magnifiche sorti e progressive”, per usare un’espressione leopardiana. In tal senso, l’autrice, come è ben ribadito nelle conclusioni, ripercorre l’evoluzione delle comunicazioni telefoniche, per fornire un archetipo di vita alternativo rispetto a quanti in un viaggio in treno, invece di guardare le bellezze del paesaggio o di leggere un buon libro, sono assorti nello schermo di un cellulare, impegnati in attività di ogni genere e, soprattutto, in rumorose conversazioni interminabili.
Si tratta di immagini ormai proprie della nostra vita quotidiana, ma lontane dai tempi dei telefoni fissi e delle cabine telefoniche, quando chiamarsi era davvero un’occasione per socializzare anche in fila.
Ora invece lo smartphone è un mezzo per isolarsi, perché, a partire dai primi cellulari grandi e molto costosi, si è giunti a degli strumenti sottili, agili, in grado non solo di telefonare, ma di contare, scrivere, fotografare, registrare audio o video e similia , tanto che trascorriamo le ore a dialogare con queste intelligenze artificiali, così sfruttate da invocare il riposo serale sul nostro comodino. Anche spente, però, tali macchine intelligenti continuano a funzionare grazie alle segreterie, alle programmazioni di auto-accensione, alle sveglie, come se la nostra intera esistenza di per se stessa non potesse sussistere. Andiamo a dormire e ci svegliamo con lo smartphone in mano, gesto che ha sostituito il segno della croce, la lettura e ogni altro rituale, volto a scandire la giornata in maniera più personale, meno asettica, o semplicemente più umana.
Barbara Appiano di fronte a siffatto modello imperante si erge nella sua resistenza, nell’accanimento rivolto a un mondo passato, ancora vivo però nei nostri ricordi di adulti, perché l’eccessiva dipendenza dagli smartphone sta uccidendo la parte migliore dell’uomo, cioè la fantasia. Infatti, sebbene i cellulari possano essere molto utili quotidianamente, costituiscono un rischio enorme, giacché funzionano con modelli matematici, ma non possono pensare al nostro posto, in quanto mancano del cuore e della sensibilità dell’uomo, inteso quale unione di corpus e animus“.
Chi è Barbara Appiano
Barbara Appiano è un fervente fenomeno letterario, in continuo movimento, con all’attivo ben 17 libri (e molti altri sono in preparazione).
I suoi libri mantengono una ricerca senza sosta della bellezza e della verità, spaziando nell’ambito sociale e contemporaneo, nella conservazione dei beni artistici e monumentali italiani, in difesa della natura e delle specie a rischio di estinzione e in difesa dei disabili psichiatrici e della malattia mentale.
Il Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, che ha ricevuto e letto i suoi libri si è congratulato con Barbara Appiano per la creatività finora espressa e per i temi che il medesimo Presidente condivide, quali difesa ambiente, diffusione dell’arte e impegno nel sociale.
Molti suoi libri hanno il patrocinio di diverse grandi istituzioni, il cui ricavato delle relative vendite viene donato in beneficienza alle associazioni interessate.