Sperava in un abbraccio, Malika, dopo la lettera indirizzata ai suoi genitori nella quale dichiarava di essersi innamorata di una ragazza, e invece è stata cacciata di casa. La storia della 22enne di Castelfiorentino ha scosso l’intera comunità che si è stretta intorno a lei. Grande solidarietà anche dal mondo dello spettacolo, dal mondo di internet e dei social che, grazie al crowndfounding, ha raccolto per Malika circa 100mila euro. La cifra le servirà per vivere, dato che non ha più una casa, e per pagare le spese legali. La ragazza, infatti, ha denunciato i suoi genitori.
Storie di amicizia
La storia di Malika è simile a quella di tanti giovani che, dopo aver confidato alla famiglia la propria omosessualità, non ne ricevono la giusta comprensione e ne sono ripudiati. Che fine fanno dopo che, alle loro spalle, si chiude la porta di casa? Malika al momento è ospitata a turno da amiche e dalla fidanzata e, grazie ai fondi raccolti, potrà permettersi a breve di vivere per conto proprio. E se non si hanno amici sui quali confidare?
La Camera ha approvato la legge contro l’#omotransfobia, la #misoginia e l’#abilismo. Un grande passo avanti contro discriminazioni, odio e violenze.
— Alessandro Zan (@ZanAlessandro) November 4, 2020
Con lo stesso impegno e la stessa tenacia inizieremo il percorso al #Senato. L’#Italia raggiungerà questo traguardo di civiltà✌??️?
La legge ZAN
Non è semplice fare una mappa completa delle strutture di accoglienza per persone LGBT+ vittime di soprusi e di discriminazioni attualmente attive sul territorio italiano. Quelle che esistono sono frutto di operazioni condotte da singole associazioni che operano sul territorio e della Croce Rossa Italiana. Ne esistono a Roma, Milano, Napoli e in
poche altre città. Offrono, oltre all’ospitalità, sostegno psicologico, legale e in alcuni casi orientamento per l’inserimento nel mondo del lavoro. Tutte strutture che si fondano essenzialmente sulla solidarietà e che potrebbero ottenere grossi fondi grazie alla Legge ZAN che, attualmente, è in stallo al Senato.
Il crowndfounding della rete internet e social per Malika
Una volta balzato agli onori della cronaca, il caso di Malika ha riempito i palinsesti delle tv cosiddette commerciali. Il racconto della sua sua passione per il calcetto negata perché considerato uno sport da maschi, i terribili messaggi vocali della madre, le lacrime di dolore, il sostegno delle amiche e della cugina che ha organizzato una raccolta fondi per aiutarla a mantenersi. Anche personaggi dello spettacolo come Fedez ed Elodie non sono rimasti indifferenti e hanno dimostrato la loro solidarietà a Malika tramite i social. I media sono una cassa di risonanza eccezionale che può aiutare nel sensibilizzare verso certe tematiche. I social stanno raccogliendo questa eredità in modo eccelso. Quello che non bisogna dimenticare, dopo essersi asciugati le lacrime, che siamo di fronte a un grosso problema: quello di un pezzo d’Italia (ancora molto grande) che ancora non riesce a confrontarsi con la questione del genere serenamente. Sono in grado la televisione e i social ad accogliere un dibattito sereno e costruttivo su questa tematica?