Genere: romanzo giallo
Croce e testa di Michele Visconti è il romanzo d’esordio dell’autore. Il libro è un giallo avvincente edito da Giovane Holden Edizioni che racconta le vicende del giovane playboy Roberto Russo. Il protagonista, con un matrimonio fallito alle spalle, squattrinato e con una figlia, cerca di riprendere in mano la propria vita, a fatica. Amicizie equivoche, frequentazioni di nightclub, alcol e donne scandiscono le sue serate fino a quando una telefonata della madre dà inizio ad una serie di eventi che rompono la sua routine. Il fratello Paolo, il figlio perfetto e prediletto è scomparso. La polizia dà poco peso alla denuncia dei familiari, e liquida il caso come allontanamento volontario. Mentre Roberto cerca di riordinare la sua vita, alle spalle di un meschino deus ex machina si agitano passioni, ossessioni, tradimenti e gelosie.
Croce e testa di Michele Visconti è un viaggio avvincente, ricco di colpi di scena e con un finale sorprendente. Michele Visconti è uno scrittore esordiente che abbiamo avuto il piacere di intervistare per farci raccontare la genesi del suo romanzo e le caratteristiche principali del suo protagonista.
Croce e testa di Michele Visconti
Iniziamo dal titolo. Ha un significato nel suo libro il ribaltamento della frase classica “testa o croce”?
Il titolo del libro vuole un po’ riprendere il percorso del protagonista durante la storia. Mi piaceva inoltre il gioco di parole, è una cosa che sicuramente si fa ricordare.
Roberto Russo è uno sfaccendato giovane playboy che cerca di riprendere il filo della sua vita. Ci sono degli aspetti del carattere del protagonista che sono anche i suoi?
No, non credo. La storia nasce da un racconto che mi fece uno sconosciuto in un bar del porto a Napoli, di notte. Cominciò a raccontarmi dei night e degli alberghi dove era stato. Ogni volta cercava il nome dei night sul telefono per dimostrarmi che i suoi racconti erano veri, gli dicevo che non c’era bisogno, gli credevo. La serata fu goliardica, ero con degli amici e questo tipo ci fece passare una serata divertente. Nei giorni seguenti emersero delle riflessioni e maturai l’idea che fosse possibile scriverci qualcosa.
Croce e testa è il suo romanzo d’esordio. Cosa l’ha spinta a decidere di pubblicare un romanzo?
In realtà scrivo da qualche anno, è una passione che è nata tardi per caso e non mi ha più abbandonato. Accompagnai una amica di nome Marina alla presentazione di un corso di scrittura creativa e lo frequentai anch’io. Da lì è nato tutto, scrivere mi permette di liberare energie che in altro modo non potrei fare. Mi ha aiutato a maturare, a conoscere meglio gli altri ed il mondo che mi circonda. A prescindere dalle pubblicazioni, è una cosa che continuerò a fare.
Esaminando la vita del suo protagonista, come definirebbe Roberto, un personaggio positivo o negativo?
Roberto non è un personaggio positivo e neanche negativo. E’ una persona che nella vita incontra delle situazioni e come tutti noi sbaglia, o magari fa la cosa giusta. Non mi piace dividere il bene ed il male con il coltello, è una cosa che non esiste: non sarebbe vera né verosimile. Le etichette sono fatte per i vestiti e per le cose che compriamo, non per le persone. La vita si vive: a volte si fanno scelte giuste, a volte capita di sbagliare.
Lei ha scelto di esordire con un romanzo giallo. Ci sono degli scrittori preferiti a cui è ispirata la sua scrittura?
Inizialmente avevo cominciato con dei racconti comici ed ero convinto che avrei continuato su quella strada. Gli scrittori a cui mi ispiro di più probabilmente sono Luciano De Crescenzo, Andrea Camilleri e forse anche un po’ Massimo Gramellini. Possono sembrare differenti ma hanno una cosa in comune che apprezzo molto: la loro delicatezza, specie quando esprimono loro opinioni. Penso che sia una cosa che non debba mai mancare quando si decide di proporre qualcosa agli altri. Ci sono scrittori più noti che non lo fanno e che non stimo molto.
Che posto ha la scrittura nel suo futuro? Continuerà a scrivere?
Come dicevo prima, la scrittura ha un ruolo cruciale nella mia vita. Mi aiuta ad elaborare pensieri, a conoscere meglio me stesso. Continuo a scrivere e continuerò a farlo, a prescindere dalle pubblicazioni. Coltivo il sogno di traguardi importanti, sarei un bugiardo a non ammetterlo. E’ un passatempo anche se ci sono momenti in cui ho delle scadenze, che a volte mi do da solo e che altre mi sono imposte. In quegli attimi vengono fuori le mie crisi ed ho esitazioni, e mi chiedo se ne vale la pena. Per il momento la risposta è stata sempre: Sì.