Seduta al tavolo della mensa universitaria, versavo distrattamente del sale su un pezzo di carne decisamente al sangue, non riuscendo comunque a coprirne l’orribile sapore di cadavere.
Purtroppo, per via di una rara tara genetica, sono sempre stata obbligata a mangiare carne di origine animale quasi cruda, nonostante il disgusto che mi provochi ingurgitarla.
Frattanto che tentavo di camuffarne il gusto, sfogliavo una rivista senza molto interesse, finché, sentendomi osservata, non avevo sollevato lo sguardo.
Nel tavolo dinnanzi al mio, un ragazzo di bell’aspetto, mi guardava con insistenza.
I suoi occhi, forse troppo azzurri, erano del tutto sgranati.
Ad un tratto, si era alzato e a passo veloce aveva raggiunto il mio tavolo, sedendosi su una sedia libera.
“Scusa la mia curiosità, ma è da un po’ che ti osservo e non riesco a immaginare come si possa mangiare del cibo così tanto ricoperto di sale. E’ un quantitativo impressionante.”
Sollevai un sopracciglio e lo guardai con iridi infuocate.
Le osservazioni sulla mia dieta, mi infastidivano terribilmente.
Ma prima che potessi ribattere con quanta più acredine possibile, lui aveva aggiunto: “Mi chiamo Paolo e se sono stato indisponente, ti chiedo perdono…”
Aveva pronunciato quelle parole con un tono basso, quasi bisbigliato, procurando una scossa elettrica al mio povero stomaco pieno di sale.
C’era qualcosa nella sua voce, che mi suscitava emozioni sconosciute e maldestre.
Sempre a causa della stessa imperfezione ereditaria che mi spinge a seguire una dieta inconsueta, devo anche esercitarmi continuamente a mantenere il controllo sui miei impulsi atavici, che altrimenti prenderebbero il sopravvento sulla mia volontà.
Purtroppo, ogni volta che qualcuno mi si avvicina troppo, è destinato a soffrire terribilmente, e questo fatto, con il tempo, mi ha fatto diventare anaffettiva e distaccata: impermeabile a qualsiasi emozione.
Eppure il ragazzo seduto di fronte a me, era riuscito a scalfire la corazza che avevo impiegato anni a costruirmi come difesa.
I suoi occhi di un azzurro sconcertante, penetravano con forza le mie viscere, rigirandole a loro piacimento.
Le labbra carnose, spesso piegate in un sorriso scanzonato, emanavano un fascino strepitoso, da cui non riuscivo a sottrarmi.
Per la prima volta in tutta la mia vita, provavo una sensazione di leggerezza e gioia.
Restammo a parlare per delle ore, e continuammo a vederci anche i giorni successivi.
Completamente basita dalla mia nuova personalità, a tratti perfino ironica, che pian piano emergeva nella relazione con Paolo, decisi di lasciarmi andare e provare a far fluire le nuove emozioni che si rivelavano con sempre maggiore intensità.
Un giorno, poi, lui ha finalmente posato le incantevoli labbra sulle mie, provocandomi un’esplosione selvaggia che si è propagata dentro di me, raggiungendo ogni singola molecola del mio corpo.
Non avevo mai provato sensazioni di tale intensità in tutta la mia esistenza e non riuscivo ad immaginare di poterne più fare a meno.
Sapevo bene che la situazione sarebbe potuta precipitare da un momento all’altro, divenendo piuttosto rischiosa per l’inconsapevole Paolo, ma credevo di avere tutto sotto controllo. La mia superbia, però, ebbe conseguenze spaventose per lui, e se non fossi stata offuscata da sentimenti così totalizzanti, avrei sicuramente saputo prevederlo.
Per quanto il desiderio nei suoi confronti fosse incontenibile, tentai in tutti i modi di procrastinare l’approccio sessuale, perché mi ero davvero affezionata a lui e non volevo metterlo in pericolo.
Ma poi l’atteso giorno arrivò…
Ho pensato e ripensato ad ogni singola mossa di quella dannata sera al drive in.
Chiusi nella sua auto, l’atmosfera ad un tratto si era fatta bollente, e al sicuro da occhi indiscreti, i nostri corpi si erano lanciati letteralmente uno sull’altro senza alcuna possibilità di evitarlo.
Il mio ventre bramoso aveva trovato soddisfazione soltanto nel momento in cui Paolo era finalmente entrato con tutta la sua foga dentro di me.
Il mondo intorno aveva smesso di girare, e la mente, offuscata da un piacere sconvolgente, non controllava più gli impulsi, che lasciati liberi di agire, presero il sopravvento.
Fu un attimo, uno soltanto.
La mia bocca si trasformò in gigantesche fauci così rapidamente, che forse Paolo non ebbe nemmeno il tempo di percepire la spaventosa mutazione.
Lo ingoiai in pochi bocconi, senza lasciare altro che i suoi vestiti umidi.
Era accaduto di nuovo…
Ormai ci ero abituata e la situazione non mi avrebbe minimamente turbato se non fosse stato per un dettaglio piuttosto significativo: quella era la prima volta che mangiavo l’uomo di cui ero innamorata.
Avevo sperato di riuscire a controllarmi, di tenere a bada la creatura in cui mi trasformavo quando la fame diveniva insaziabile. Ci avevo provato ingerendo l’unico alimento che placava il mio appetito: il sale.
Ne avevo ingurgitato chili e chili, prima di ogni appuntamento con lui, nella speranza che il sentimento provato per Paolo avrebbe funzionato da deterrente insieme ai candidi cristalli marini.
Ma nulla si può contro la propria natura. E quella era la mia.
Chissà se Paolo aveva avuto il tempo di vedermi trasmutata prima di essere ingerito dalla mia immensa bocca.
E mentre mi allontanavo a piedi dall’ennesimo luogo del delitto, un liquido sconosciuto iniziò a rigarmi il viso, e il suo sapore salato, sembrava l’ammonimento per la mia indifendibile superbia.