La crisi petrolifera del 1973 per certi versi ricorda ciò che stiamo vivendo da circa un anno a questa parte. Il rialzo dei prezzi del petrolio che porta a un rialzo di tutti i costi energetici; l’inflazione che aumenta e il pericolo imminente di una stagflazione. Se le cause della situazione attuale vanno cercate nello stop and go della pandemia e nella guerra in Ucraina scoppiata a inizio anno, quasi cinquant’anni fa tutto ebbe origine in Medio Oriente una zona politicamente incandescente.
Che cos’è una crisi energetica?
Una crisi energetica è la conseguenza a uno shock che si verifica tra domanda e offerta di fonti energetiche. Nella pratica accade che la disponibilità di una fonte di energia, che sia tradizionale o rinnovabile, diminuisce fortemente per un qualunque motivo. Allo stesso tempo la domanda di quella stessa fonte di energia aumenta. La disparità tra domanda e offerta provoca come prima conseguenza un brusco innalzamento dei prezzi di quella fonte energetica. Il rialzo dei prezzi dell’energia provoca a cascata tutta una serie di aumenti in altri settori. Aumenti che si fanno sentire nelle tasche della popolazione.
Cos’è successo nel 1973
Nel 1973 si concluse la fase principale del conflitto arabo-israeliano iniziata nel 1948. La Palestina era considerata contemporaneamente la patria degli arabi palestinesi e la patria elettiva del popolo ebraico. Il conflitto tra arabi e israeliani iniziò nel 1948. Già all’inizio del Novecento, e ancor di più dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, infatti, sempre più comunità di Ebrei si insediarono in Palestina, in quegli stessi territori abitati dai palestinesi.
La convivenza fu tutt’altro che pacifica e i tentativi internazionali di spartire la Palestina tra i due popoli non ebbero l’esito sperato. Così, nel 1948, si svolse il primo conflitto arabo-israeliano. Conflitto che si concluse con la sconfitta dei palestinesi i quali iniziarono il loro esodo verso i Paesi arabi limitrofi. Quello stesso anno nacque formalmente lo Stato di Israele, evento che inasprì le ostilità tra i due popoli. Alla guerra del 1948 seguirono la guerra di Suez del 1956, la guerra dei sei giorni del 1967 e la guerra del Kippur del 1973.
Crisi petrolifera del 1973: quale fu l’evento scatenante?
Fu proprio la guerra del Kippur a scatenare la crisi energetica del 1973. Il 6 ottobre di quell’anno, il giorno in cui Israele celebrava la ricorrenza dello Yom Kippur (il giorno dell’espiazione) gli eserciti egiziano e siriano attaccarono Israele da due fronti. L’Egitto attaccò dalla penisola del Sinai, la Siria dalle alture del Golan. La guerra durò una ventina di giorni e terminò con un cessate il fuoco da entrambe le parti e la vittoria di Israele. Nei giorni del conflitto, i Paesi alleati dell’Egitto e della Siria raddoppiarono il prezzo del petrolio e contemporaneamente contrassero le esportazioni a livello mondiale del 25%. Gli altri Paesi arabi aderenti all’OPEC si unirono alla protesta e bloccarono le esportazioni di petrolio per quasi due anni. Tali azioni, infatti, rappresentavano un evidente segno di protesta contro gli Stati Uniti, storici alleati di Israele.
Come si è risolta la crisi petrolifera del 73?
La crisi energetica del 1973 portò il governo italiano a inaugurare un periodo di Austerity. Emanò, cioè, tutta una serie di provvedimenti atti a contenere i consumi energetici. La domenica era vietato circolare con l’auto; i locali dovevano chiudere alle 23, l’illuminazione pubblica fu ridotta del 40%. Le insegne dei negozi dovevano restare spente, il telegiornale fu anticipato dalle 20.30 alle 20.00. La Rai terminava i programmi alle 22.45 e l’Enel diminuì la tensione del 7% negli orari notturni. Le misure dell’Austerity furono allentate a partire da marzo 1974 per essere abolite tre mesi dopo, a giugno.