Nel 2011 l’indice dei consumi in Italia è crollato dell’1,3 per cento, tra vendite alimentari praticamente ferme e carrelli della spesa semi-vuoti.Le famiglie sono sfinite e rispondono alla situazione economica negativa tagliando i consumi, non solo quelli superflui ma anche i beni di prima necessità come gli alimentari
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La Cia commenta i dati sul commercio al dettaglio diffusi oggi dall’Istituto nazionale di statistica: gli italiani sono allo stremo e rispondono alla crisi riducendo i consumi. Quasi il 40 per cento si rivolge ormai solo a discount e promozioni commerciali. Anche il 2012 si è aperto con prospettive “nere”, tra i danni del maltempo e gli effetti della manovra. Nel 2011 i consumi degli italiani sono precipitati, come dimostrano anche i dati Istat sul commercio al dettaglio diffusi oggi. In un anno l’indice è crollato dell’1,3 per cento, tra vendite alimentari praticamente ferme e carrelli della spesa semi-vuoti. Non andava così male dal 2009, “annus horribilis” della crisi globale, a testimonianza del fatto che il nostro Paese non è mai uscito dalla fase di stagnazione, anzi sta rientrando pericolosamente in una spirale recessiva. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori.Le famiglie sono sfinite e rispondono alla situazione economica negativa tagliando i consumi, non solo quelli superflui ma anche i beni di prima necessità come gli alimentari. Solo a dicembre -ricorda la Cia- gli acquisti di cibo e bevande sono diminuiti dell’1,7 per cento su base annua e dell’1 per cento rispetto a novembre. Ma in realtà per tutto il 2011 il trend è stato al ribasso: il “caro-benzina”, la flessione del potere d’acquisto, l’aumento dell’aliquota Iva e le difficoltà lavorative hanno costretto una famiglia su tre a risparmiare sulla spesa alimentare, mentre tre su cinque hanno dovuto modificare il menù quotidiano e poco meno del 40 per cento -spiega la Cia- ha ammesso di comprare ormai quasi esclusivamente nei discount o approfittando degli sconti e delle promozioni commerciali della Gdo.Una dinamica confermata oggi dai dati dell’Istat sulla forma distributiva -aggiunge la Cia-. Nel complesso del 2011, infatti, le vendite negli hard-discount sono cresciute dell’1,6 per cento, mentre gli ipermercati hanno perso il 2,4 per cento e i piccoli negozi di quartiere l’1 per cento. I supermercati, invece, “resistono” a quota più 0,5 per cento.Si tratta di dati davvero preoccupanti, tanto più che anche il 2012 si è aperto con prospettive nient’affatto positive, complici i provvedimenti del governo e le conseguenze dello sciopero dei tir e del maltempo. Ma se non si fa qualcosa, la situazione non potrà che peggiorare: non è pensabile infatti una ripresa dell’economia -conclude la Cia- senza una parallela ripresa dei consumi delle famiglie.