Per sopperire alla mancanza di gas, aggravata con l’inizio della guerra in Ucraina, Draghi ha annunciato la possibile riapertura delle centrali a carbone italiane. Nella sua informativa al Senato pochi giorni fa, il ministro per la Transizione Ecologica Cingolani ha dichiarato che in tre anni l’Italia sarà indipendente dal gas russo. Nel capire quali sono le possibili soluzioni alla crisi energetica che ha investito il mondo intero viene da chiedere: riusciremo a mantenere gli obiettivi fissati dall’agenda 2050? Cosa dobbiamo aspettarci per i prossimi mesi, una nuova Austerity?
1973: la fine di un’era
La parola austerity ci riporta immediatamente al 1973 quando il governo italiano fu costretto a emanare una serie di provvedimenti per contenere i consumi energetici. Tensioni politiche in Medioriente avevano fatto schizzare il pezzo del petrolio e ridotto le forniture a paesi terzi. Diversi Stati europei e l’America, quindi, si trovarono ad affrontare una vera e propria crisi energetica. In Italia l’inverno 1973-74 trascorse tra domeniche a piedi, impianti di riscaldamento tenuti a temperature moderate, chiusure anticipate di cinema e teatri. Anche i programmi televisivi serali furono anticipati in modo da consentire lo spegnimento delle luci casalinghe prima delle 23.00. Quei tempi non erano ancora maturi per pensare a fonti di energia alternative e e la ratio che guidò quelle misure ricordava più la famosa frase eduardiana “Adda passa’ a nuttata”.
RePowerEU
Cinquant’anni dopo, la sensibilità verso i temi ambientali è cambiata e si cercano soluzioni alla crisi energetica, anche questa aggravata da tensioni politiche, più a lungo termine. L’Unione europea ha, per esempio, presentato il suo programma per ridurre di due terzi la dipendenza dal gas russo. REPowerEU, questo il nome del programma, prevede:
- la diversificazione dei fornitori di gas. Stati Uniti, Algeria, Egitto, Turchia sono tra i Paesi con i quali sono iniziate le trattative;
- raddoppiare la produzione di biometano prevista per il 2030;
- raddoppiare la produzione di idrogeno verde;
- implementare la diffusione di pompe di calore e di sistemi fotovoltaici.
Le possibili soluzioni alla crisi energetica
Il presidente del Consiglio Draghi, dicevamo, ha annunciato come soluzione immediata un possibile ritorno al carbone. Un’operazione che ci allontanerebbe di molto dagli obiettivi dell’Agenda 2030 e 2050. Greenpeace Italia, Legambiente e WWF Italia hanno elaborato un documento comune con 10 proposte al governo per svincolare l’Italia dal gas. Tra le proposte leggiamo: escludere entro aprile 2022 gli edifici non vincolati dei centri storici dall’autorizzazione paesaggistica per il fotovoltaico integrato; stabilire entro aprile 2022 un tetto ai profitti delle aziende che estraggono e trasportano gas fossile o petrolio; cancellare entro dicembre 2022 gli incentivi per la sostituzione delle caldaie a gas. Caldaie di cui si chiede l’eliminazione nei nuovi edifici già a partire dal 2023. Azioni da portare a termine i tempi brevi per evitare che il prossimo inverno gli italiani si ritrovino di nuovo “a piedi” e costretti ad andare a nanna dopo Carosello.