C’è correlazione dunque tra crisi economica e disturbi del sonno. A confermarlo è stato anche il Prof. Luigi Ferini Strambi, primario del centro del sonno presso l’Ospedale S.Raffaele di Milano. L’ansia di riuscire ad arrivare a fine mese per la mancanza di risorse sufficienti a vivere senza preoccupazioni è per molti italiani causa di isolamento, depressione: minore è lo spazio per le attività sociali ricreative, maggiore è lo stress che si traduce in poche ore dedicate al riposo. A soffrirne di più sono le donne tra la fascia di età compresa tra i 35 e i 54 anni. Secondo il sociologo Enrico Finzi, presidente di AstraRicerche, il fenomeno colpisce inoltre maggiormente i residenti nel Lazio e al Sud, i diplomati e i membri di famiglie numerose e, dato interessante, non lavorare diminuirebbe la quantità e peggiorerebbe la qualità del sonno.
I problemi correlati ad esso, inoltre, riguardano ben 12 milioni di italiani, con circa un’ottantina di patologie diverse. Tra quelle più diffuse ipersonnie (ne soffre chi dorme troppo o si addormenta durante la giornata) e le parasonnie o sonnambulismi che colpiscono il 4% dei bambini.
Gli insonni cronici sono oggi 6 milioni (ben il 10%) con un incremento del 20% negli ultimi 3 anni mentre un altro 12% della popolazione soffre di privazione del sonno, ovvero dorme poco perché dedica poco tempo al riposo. Spesso a scatenare l’insonnia, oltre al sonnambulismo, è la sindrome da apnea o da ostruzione che provoca sonno frammentato e scarsa ossigenazione cardiaca e cerebrale.
Le ragioni per cui dormiamo non sono state chiarite a fondo. Recenti ricerche hanno dimostrato che dormire aiuta a memorizzare e consolidare i ricordi, a elaborare migliori schemi comportamentali e addirittura a ripulire il nostro cervello da scorie potenzialmente neurotossiche. Oltre che ritemprare il fisico naturalmente. Ad oggi, tuttavia, non si riesce ancora a spiegare adeguatamente il meccanismo per cui gravissimi sintomi si manifestano in chi viene privato a lungo del sonno o il perché tutti i benefici correlati ad esso non siano sufficienti a compensare il rischio legato alla vulnerabilità in cui ci si trova dormendo.
Jetleg ossia stress da volo ma anche cambio di fuso orario, eccessiva esposizione al computer e smoderato uso dei cellulari, lavori nottuni e persino disturbi del movimento possono essere annoverate tra le cause minori che vanno a incidere sul nostro riposo. Si tratta, tuttavia, di problemi che se si ripetono con una frequenza maggiore di 6 mesi meritano un’accurata diagnosi e perciò non vanno trascurati.
In occasione della giornata mondiale del sonno del 14 marzo scorso si è parlato di queste ed altre affascinanti tematiche. Un concetto importante che è stato ribadito e che riguarda la salute di tutti noi è che una buona attività fisica favorisce indubbiamente il sonno. Tuttavia è meglio evitare grande attività e grandi abbuffate in ore serali, che mettono sotto sforzo i centri della veglia e l’apparato digerente rispettivamente. Curare è bene, prevenire è meglio che curare.