Crisi di governo: la politica in Italia fa sempre harakiri. Cambiano i personaggi ma, come in film dalla trama scontata e dal finale già noto, la conclusione è sempre la stessa: l’interesse di parte prevale su quello collettivo.
La caduta del governo di Mario Draghi era solo una questione di tempo e di tempi, il misfatto era già bello e che confezionato da tempo. Un po’ di conti, un po’ di calcoli ed ecco servita la crisi in men che non si dica. Ora si è alla ricerca, più o meno sofisticata, di chi sia l’assassino ma – al di là delle contingenze – i mandanti sono ben noti.
Probabilmente sarà una patologia di cui è affetta la nostra classe politica, il “tafazzismo” galoppante, in virtù della quale non c’è bisogno di avere un motivo esogeno per sconquassare la compagine di governo del momento, ci pensano i componenti della stessa a mettersi gli uni di traverso agli altri per creare il fatale cozzo ed il botto finale.
Crisi di governo: la politica italiana è molto malata
Della cronistoria di questo governo, quello dei ‘migliori‘, sono piene le pagine dei giornali e sono sature ore ed ore di diretta televisiva trasversale a tutti i TG dell’etere. Il web trabocca di autorevoli analisti ed autentiche “cippe di …” che non mancano certo di far sentire la loro parola. Anche se non ce ne sarebbe alcun bisogno.
La penosa scena vissuta al senato dove un fuggi fuggi generale ha preso freneticamente un po’ tutti i rappresentanti della compagine governativa fino a ridurre ai minimi termini i numeri dei senatori presenti e votanti l’ennesima fiducia.
In sintesi le posizioni in campo
La rivolta dei Cinquestelle (o quello che ormai ne residua a dire il vero) capeggiata da Conte – qualche malpensante qui ci ha visto una “vendetta” consumata fredda rispetto al trattamento avuto dal suo secondo governo – ma non ci è parso in verità. La scissione dei seguaci di Di Maio si era appena compiuta, del resto.
La resa dei conti in Forza Italia da dove poi dopo sono usciti immediatamente pezzi da 90 del calibro di Brunetta e della Gelmini con l’ultimatum a Draghi a lasciare a casa il M5S in un’eventuale rimpasto. La posizione sempre più insofferente della Lega pressata a destra dallo spazio conquistato dall’opposizione di Fratelli d’Italia.
Il PD sempre più né carne né pesce, ma giammai rappresentante della sinistra di cui si è persa ogni traccia, con la sua “donabbondiana” dirigenza sempre pronta a redarguire le mancanze altrui ma mai capace di vedere le proprie nel perpetrare pedissequamente la famosa storia della trave e della pagliuzza.
Crisi di governo: ma Draghi era davvero bollito?
Bollito forse no, ma che questo governo fosse andato abbondantemente ultra petita rispetto a quanto ci si aspettava e gli era stato assegnato come programma da realizzare è pur anche vero.
Un governo nato per governare la situazione straordinaria dovuta alla Pandemia, gestita peraltro prima brillantemente e poi via via sempre peggio. Un governo abbagliato di atlantismo tout court che non gli ha mai permesso di agire per la ricerca di una vera pace.
Un esecutivo con molti mal di pancia costanti al suo interno dovuti necessariamente alle larghe intese o campo largo, fate voi. Un governo sempre in preda al compromesso continuo con il “pierino” di turno ad assurgere alle luci del palcoscenico per la rappresentazione di una propria piece.
Crisi di governo: Meloni ringrazia
Giorgia, donna, madre, cristiana ma soprattutto capo dell’opposizione ringrazia per il grazioso dono e si appresta a succedere al Banchiere Centrale appena dopo la prossima tornata elettorale quando dopo poco più di 70 si potrà riaccomodare al governo una forza di destra non proprio moderata.
Inutile nascondersi dietro il dito è il comportamento delle forze politiche attuali che sta buttando il Paese fra le braccia della destra sovranista e non certo bene-accogliente. Chi finora ha, a volte anche con ragione di causa, avversato quanto dal punto di vista politico ed economico questo governo ha fatto ora passerà all’incasso tramite le urne.
La disaffezione verso la “politica politicante” come qualcuno la definisce è grande. Probabilmente il partito dell’astensione s’ingrosserà ancora di più e la rappresentatività di chi verrà eletto sarà ai minimi termini mettendo sempre più in dubbio la validità – così com’è – della democrazia rappresentativa italiana.
Ci sarebbe bisogno almeno di una nuova legge elettorale ma la campagna elettorale è già iniziata e allora?
…E allora sì, propaganda, propaganda
Non c’è più niente che mi manca
E allora sì, propaganda, propaganda
La risposta ad ogni tua domanda…