La crisi alimentare 2022 ha evidenziato due aspetti fondamentali: la scarsità di cibo e la cattiva alimentazione, intesa come apporto sbilanciato dei macronutrienti. Recenti studi hanno evidenziato l’importanza di assumere grassi alimentari per mantenere in salute il nostro organismo e la direttiva sembra ancora far storcere il naso a molti. Quando poi nei Paesi industrializzati come il nostro le sacche di povertà aumentano, la prima conseguenza è quella di eliminare alcuni cibi più costosi sbilanciando fortemente la propria alimentazione. Con Giuseppe Poli, Professore emerito di Patologia Generale, Università di Torino, abbiamo parlato di alimentazione sostenibile in relazione ai crescenti livelli di povertà.
Quando si parla di alimentazione sostenibile non si parla mai di grassi eppure sono molto importanti. Come possono aiutare a contrastare la crisi alimentare di questo 2022?
I reports più recenti della FAO e dell’Organizzazione Mondiale della Salute ribadiscono che per garantire una vita attiva e in salute, circa il 25% dell’energia da assumere giornalmente con il cibo, deve essere fornita dai grassi alimentari. Questo perché i grassi sono fondamentali per garantire la struttura delle membrane di tutte le nostre cellule, per immagazzinare energia, per la produzione di composti intermedi necessari nella risposta alle infezioni e nella difesa immunitaria in generale. Per contribuire a contrastare la crisi alimentare globale, occorre:
- aumentare la resa nella produzione di grassi vegetali, evitando così ulteriore deforestazione;
- ottimizzare l’uso dei grassi animali attualmente prodotti, cioè privilegiare l’impiego di quelli con relativo minor impatto ambientale (i grassi di latticini, uova, pollame);
- aumentare il consumo di pesce;
- ridurre/recuperare gli scarti alimentari.
Qual è il suo parere sull’educazione alimentare che si fa nelle scuole?
Non sono in grado, dunque non mi sento di esprimere un giudizio obiettivo a questo proposito. Vedo però che le mense scolastiche sono in generale ben controllate e ben orientate dal punto di vista nutrizionale e ciò non può che riverberare positivamente sulle famiglie dei bimbi e dei ragazzi. Sono coinvolto in un centro ricreativo e sportivo di grandi dimensioni che accoglie al giorno più di 500 giovani dai 5-6 anni in su e posso notare che le madri soprattutto sono molto attente e desiderose di informazioni nutrizionali attendibili. E’ chiaro che, a livello generale, si può fare di più, ma di nuovo, noi in Italia anche da questo punto di vista non siamo per nulla messi male.
Ci stiamo preoccupando effettivamente della crisi alimentare attuale o no?
Innanzitutto va sottolineato come in Italia si sia fortunati, almeno in larga parte, per disponibilità di cibo e per la nostra millenaria cultura alimentare; basti pensare agli indirizzi forniti dalla “dieta mediterranea”, di esempio in tutto il mondo. La crisi alimentare, però, esiste anche da noi e investe qualche milione di persone, in stato di povertà. In questi casi, l’alimentazione oltre a rischiare di essere insufficiente, è quasi sempre caratterizzata da uno sbilanciato apporto di carboidrati, proteine e grassi. Esistono per fortuna strutture caritative che forniscono cibo a una significativa percentuale di soggetti bisognosi, così supportando l’intervento dello Stato. Iniziative pubbliche e private comunque da implementare.
In copertina foto di Steve Buissinne da Pixabay