Crisi alimentare 2022: continuiamo a parlare di una delle emergenze che ha afflitto l’anno ormai ai suoi ultimi giorni. Che ruolo ha avuto l’agricoltura nel generare la situazione che viviamo oggi? L’attività tra le più antiche dell’umanità, nata per procurare cibo all’uomo, ha contribuito al declino del pianeta. Cambiare direzione si può, anzi si deve, per raggiungere l’obiettivo di sfamare 8 miliardi di persone nel mondo. Come affrontare la crisi alimentare ce lo spiega Paola Bonfante, professoressa di Biologia vegetale all’Università di Torino, ora emerita, che si è sempre occupata di interazioni piante-microorganismi del suolo.
Che direzione dovrebbe seguire l’agricoltura per contrastare la crisi alimentare che abbiamo vissuto nel 2022?
L’agricoltura è l’attività umana che trasforma il prodotto fotosintetico delle piante in alimenti per l’umanità. Nasce 10000 anni fa con lo scopo di coltivare piante edibili per l’uomo, e per nutrire gli animali da allevare. L’agricoltura è quindi al centro della storia politica e sociale dell’umanità e risente delle emergenze che pesano oggi sul nostro pianeta (clima, covid, conflitto). Molti paesi rilevano una diminuzione in produzione delle principali colture (mais, riso, grano) a causa di condizioni di siccità (https://apps.fas.usda.gov/psdonline/circulars/production.pdf), mentre altri paesi si trovano in emergenza per il blocco del trasferimento di cereali dall’Ucraina. Non esiste una soluzione unica: sfamare 8 miliardi di persone è il problema globale, che localmente può avere soluzioni diverse, ad esempio usando varietà meglio adattate all’ambiente.
Si parla di agricoltura ecosostenibile è la soluzione?
L’agricoltura intensiva attuale è figlia della rivoluzione verde degli anni 60. Grazie alla selezione di nuove varietà di mais, grano, riso, all’uso di fertilizzanti e pesticidi, e alla meccanizzazione, si è assistito a un progressivo incremento della resa. Questo ha portato ad aumentare le calorie giornaliere per l’umanità, a creare un mercato con un cibo meno costoso, a diminuire gli occupati in agricoltura. Dall’altra parte ha aumentato il consumo di acqua, l’erosione del suolo, l’eutrofizzazione delle acque, gli inquinamenti ambientali, la perdita della biodiversità e le emissioni dei gas serra. Un’agricoltura che sia più rispettosa delle condizioni ambientali, che rispetti la sostenibilità del suolo, ma che mantenga la sua capacità di resa per sfamare gli 8 miliardi è quindi l’impegnativo obiettivo attuale.
Esiste una ricetta per affrontare questa crisi alimentare?
La ricetta non può essere unica: da una parte la politica deve affrontare il problema della sicurezza alimentare, come espresso dal G20 a Bali e dai Sustainable Developmental Goal, Agenzia 2030. Ma saranno soprattutto la ricerca e la tecnologia che forniranno soluzioni, mettendo a punto piante che abbiano una miglior resa fotosintetica, utilizzino al meglio i biofertilizzatori microbici, e meglio resistano ai patogeni. Il genome editing, premiato nel 2020 con il Nobel, è la tecnica che permetterà di avere piante che produrranno di più lasciando più spazio alla natura. Ma ci sarà la normativa che permetta l’uso di tali piante?
In copertina foto di Franck Barske da Pixabay