Come cambia e a che punto è il livello di digitalizzazione delle pmi italiane e quali sono le azioni messe in campo per far fronte al periodo di lockdown appena trascorso? Questi sono solo alcuni degli interrogativi affrontati dal PMI Digital Index 2020, il report creato da GoDaddy per approfondire il livello di maturità digitale delle micro-imprese italiane.
La ricerca ha coinvolto 4.000 imprese italiane e ha analizzato circa 120 parametri suddivisi in 4 macro aree, con l’aggiunta di un intero filone dedicato alla reattività digitale delle imprese italiane nel corso dell’emergenza sanitaria Covid-19.
Rispetto all’ultima rilevazione, cresce di due punti il grado di digitalizzazione aggregato che si è attestato a 56/100, un numero che sintetizza la propensione al digitale delle PMI. Altri dati positivi riguardano sia la qualità della presenza online che arriva al 56% (+11%), sia le azioni di visibilità digitale messe in atto dall’azienda, dimensione che registra un 43%, con un +10% rispetto al 2019.
Tra gli esempi troviamo la presenza sui social network, il 47% delle PMI ha una pagina Facebook, e il maggior uso di strumenti di digital marketing come la pubblicità Display utilizzata dal 10% delle imprese. A livello geografico, nel 2020 le regioni più digitalizzate sono Friuli-Venezia Giulia, Puglia, Emilia-Romagna e Marche e le meno digitalizzate Toscana, Sicilia e Abruzzo.
L’indagine ha poi approfondito la risposta delle pmi italiane di fronte all’emergenza sanitaria relativa al COVID-19, visto che il periodo di chiusura forzata ha dato un forte impulso alla ricerca di nuovi canali digitali per garantire continuità agli affari. Dall’analisi è emerso che il 41% delle micro aziende ha un sito web vetrina indicizzato dai motori di ricerca, ma solo il 27% attrae dei volumi di traffico rilevanti con più di 500 visite al mese.
Durante il lockdown le pmi italiane hanno mostrato grande capacità di reazione, sviluppando dei servizi digitali per restare in contatto con i propri clienti e conquistarne di nuovi: il 20% delle imprese presenti online, e in particolare quelle attive nella ristorazione, hanno attivato dei servizi di delivery e di vendita sul web.
In ogni caso la strada da percorrere è ancora molta visto che, come osserva il Regional Director di GoDaddy per Italia, Spagna e Francia Gianluca Stamerra, “Solo pochi casi virtuosi (10%) hanno attivato investimenti significativi durante il periodo di lockdown. Allo stesso tempo, il fatto che il 63% delle piccole aziende riesca a generare meno di 500 visite mensili sul proprio sito web dimostra che esiste un enorme potenziale di miglioramento”.