Crescono le domande di Credimi Futuro, il finanziamento erogato in modalità digitale da Credimi, leader europeo del digital lending per imprese, che dallo scorso 20 aprile ingloba le garanzie statali previste dal Decreto Liquidità: copertura del Fondo di Garanzia al 90% su un ammontare massimo del 25% del fatturato aziendale 2019 per PMI con meno di 500 dipendenti.
I finanziamenti di Credimi – rivolti a Società di Capitali con almeno un bilancio depositato e Società di Persone con almeno una dichiarazione fiscale, che abbiano un fatturato superiore a 100.000 euro – attivano affidamenti aggiuntivi rispetto a quelli bancari grazie anche a “Italianonsiferma”, l’innovativa operazione implementata con il Gruppo Generali. Una emissione di titoli di un valore pari a 100 milioni di euro, collocata interamente a risparmiatori privati e integralmente destinata a piccole imprese per far fronte al lockdown e prepararsi alla ripresa.
Finanziamenti con durata di 5 anni e 15 mesi di preammortamento con un inizio di rimborso previsto per settembre 2021 con una domanda di finanziamento che può essere fatta in 2 minuti, da qualsiasi device, 7 giorni su 7, 24 ore su 24, con documenti firmati digitalmente a fronte di una risposta che arriva in soli 3 giorni. Una operazione in cui sia Credimi, che Banca Generali e Securitisation Service hanno ridotto del 50% le proprie fee, decidendo di lavorare con la sola copertura dei costi operativi, per ottimizzare il più possibile le condizioni offerte.
“Italianonsiferma” è stata ideata anche per far fronte alle 4.671 domande di finanziamento che sono arrivate a Credimi dall’inizio della crisi sanitaria, ovvero quasi il 36% delle richieste di finanziamento da giugno 2019 (data in cui è stato lanciato il prodotto Credimi Futuro). Solo nel mese di marzo 2020, le richieste sono aumentate di 5-6 volte arrivando a un picco di 1.300 per settimana.
Sono le microimprese a soffrire di più
Una richiesta di finanziamento su due arriva da pmi che durante il lockdown sono state costrette a restare chiuse. In particolare, negli ultimi due mesi le richieste sono arrivate per l’87% da microimprese (ovvero con un fatturato sotto i 2 milioni di euro), per il 13% da piccole e medie imprese (ovvero con un fatturato fino a 50 milioni).
Commercio al dettaglio e ristorazione le categorie più colpite
Le domande arrivano in particolare dalle categorie appartenenti al commercio all’ingrosso e al dettaglio (28%) – tra quelle più colpite da questa crisi. Tra le altre macro-categorie in sofferenza, troviamo quelle appartenenti alle attività manifatturiere (16%), alle attività di servizi e alloggio e di ristorazione (15%) e al settore costruzioni (14%). Seguono poi le attività professionali (6%), servizi alle imprese (4%), servizi di comunicazione e di informazione (4%), trasporto e magazzinaggio (4%), altro (9%). Molte imprese hanno fatto richiesta di finanziamento per far fronte all’urgente bisogno di liquidità, ma va sottolineato che altrettante hanno richiesto un prestito per farsi trovare pronte alla ripresa. Non è un caso, infatti, che il 41% degli applicant siano aziende con un canale e-commerce, attive quindi anche in questo periodo di crisi.
Il 50% delle richieste concentrato tra Lombardia, Campania e Lazio
La Lombardia è la regione da cui sono arrivate più richieste (20% del totale) anche per le tante domande arrivate da Milano, Bergamo e Brescia. Seguono Campania e Lazio (entrambe intorno al 15% delle richieste totali). Veneto, Sicilia e Puglia le regioni che hanno fatto il maggior numero di richieste dopo le prime tre.
“Grazie all’operazione Italianonsiferma siamo a liberare liquidità, nel modo più efficace e veloce possibile, per quella fascia di aziende più piccole, con meno risorse disponibili e dunque più colpite da questa emergenza sanitaria ed economica” – ha dichiarato Ignazio Rocco, Founder e Ceo di Credimi. “Molte società italiane hanno il timore di non riaprire più. Ma ci sono anche molte piccole e piccolissime imprese che stanno provando a reinventarsi. Ecco perché è fondamentale che il credito arrivi velocemente e con poca burocrazia a queste imprese che non solo devono risollevarsi ma in molti casi devono proprio ripensare completamente al proprio modello di business perché dopo il Covid-19, nulla sarà più come prima.”