“Le persone omosessuali hanno il diritto di essere in una famiglia. Sono figli di Dio e hanno diritto a una famiglia. Nessuno dovrebbe essere estromesso o reso infelice per questo. Ciò che dobbiamo creare è una legge sulle unioni civili. In questo modo sono coperti legalmente. Mi sono battuto per questo”. Papa Francesco parla, quindi, di unioni civili in un documentario del regista russo Evgeny Afineevsky presentato alla Festa del cinema di Roma. Il pontefice
Papa Francesco e le unioni civili
Una presa di posizione inedita e a dir poco rivoluzionaria. Perché se è vero che Bergoglio, pochi mesi dopo la sua elezione al pontificato, aveva aperto agli omosessuali, mai fino a ora si era espresso in favore di una legge sulle unioni civili. Nel film, Francesco telefona a una coppia gay, con tre figli piccoli a carico, rispondendo a una lettera in cui i genitori esprimono il loro forte imbarazzo nel portare i propri bambini in parrocchia. Il consiglio del Papa è di farlo lo stesso, al di là dei pregiudizi della gente. Alla presentazione del documentario era presente anche Juan Carlos Cruz, vittima cilena della pedofilia di padre Fernando Karadima, che ha voluto offrire la sua testimonianza sul rapporto di affetto che si è instaurato con Bergoglio. “Quando ho incontrato Papa Francesco – ha affermato Cruz – mi ha detto quanto fosse dispiaciuto per quello che era successo: ‘Juan, è Dio che ti ha fatto gay e comunque ti ama. Dio ti ama e anche il Papa poi ti ama’”.
L’incontro con Cruz
Un incontro, quello tra Cruz e Bergoglio, nato in occasione dello scandalo della pedofilia del clero cileno che portò il Pontefice ad azzerare l’intero episcopato di quel Paese, provvedimento unico nella storia della Chiesa. Ma anche in occasione del summit mondiale, voluto da Francesco in Vaticano nel febbraio 2019, sugli abusi sessuali su minori commessi dai sacerdoti e sulle coperture dell’episcopato. Evento dal quale sono poi scaturiti diversi provvedimenti concreti per attuare la linea della tolleranza zero fortemente voluta dal Papa. Nel suo primo viaggio internazionale, nel 2013, in Brasile per la Giornata mondiale delle gioventù, Francesco usò parole molto chiare sul mondo omosessuale.
“Si scrive tanto – affermò il Papa – della lobby gay. Io ancora non ho trovato chi mi dia la carta d’identità in Vaticano con ‘gay’. Dicono che ce ne sono. Credo che quando uno si trova con una persona così, deve distinguere il fatto di essere una persona gay, dal fatto di fare una lobby, perché le lobby, tutte non sono buone. Quello è cattivo. Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, ma chi sono io per giudicarla? Il catechismo della Chiesa cattolica spiega in modo tanto bello questo, e dice: ‘Non si devono emarginare queste persone per questo, devono essere integrate in società’. Il problema non è avere questa tendenza, no, dobbiamo essere fratelli, perché questo è uno, ma se c’è un altro, un altro. Il problema è fare lobby di questa tendenza: lobby di avari, lobby di politici, lobby dei massoni, tante lobby. Questo è il problema più grave per me”.