(Adnkronos) – Corde vocali paralizzate dal Covid. E’ successo negli Usa a una ragazza di 15 anni che a causa di questa grave complicanza, fallita la logopedia, ha trascorso 15 mesi con un buco nella gola: l’unico modo per riuscire a respirare. Più di un anno per recuperare la funzionalità perduta, in tempo per permettere alla giovane di diplomarsi e partecipare al ballo di fine anno.
“Diceva che non ci sarebbe mai andata con una tracheotomia in vista”, racconta Christopher Hartnick dell’ospedale Mass Eye and Ear di Boston, autore senior dello studio che sulla rivista ‘Pediatrics’ descrive quello ritenuto dai medici “il primo caso pediatrico di paralisi bilaterale delle corde vocali dopo infezione da virus Sars-CoV-2. Un caso unico nel suo genere”.
La ragazza, senza problemi di salute pregressi, è arrivata al Pronto soccorso del Massachusetts General Hospital, Harvard Medical School, con sintomi di difficoltà respiratoria 9 giorni dopo la diagnosi di positività a Covid-19. L’esame endoscopico ha rilevato una paralisi bilaterale delle corde vocali che dopo un’analisi approfondita, escluse altre cause, i ricercatori hanno ricondotto al Covid.
“La paralisi delle corde vocali – scrivono – potrebbe essere una complicanza del virus correlata al sistema nervoso (neuropatica), che si aggiunge alle complicazioni neurologiche già note nei bambini e negli adulti”. Se “la neuropatia post-virale è una causa nota di paralisi delle corde vocali, e negli adulti sono stati segnalati diversi casi di paralisi di una o entrambe le corde vocali come complicazione dell’infezione da Sars-CoV-2, questo è il primo riscontro della complicanza in un adolescente”.
Covid
Un elemento importante, sottolineano gli autori, visto che “sono oltre 15 milioni i casi segnalati di Covid in età pediatrica” e “simili complicazioni solitamente non sono attese in pazienti giovani e sani”. In ospedale, i medici del Mass General Brigham hanno sottoposto la 15enne a un’ampia serie di accertamenti diagnostici approfonditi tra cui esami del sangue, imaging, analisi del liquido cerebrospinale e consultazioni con specialisti in otorinolaringoiatria, neurologia, psichiatria, disturbi del linguaggio e neurochirurgia.
Niente funzionava e così, per alleviare i problemi respiratori, non è rimasta che la tracheotomia. La giovane è stata dipendente dal foro in gola per più di 13 mesi, a indicare che “questo tipo di complicanza nervosa potrebbe non essere temporanea”. E’ stato possibile rimuovere la tracheotomia solo un anno e 3 mesi dopo averla praticata, giusto in tempo per il diploma di scuola superiore e il ballo.
“Considerata la diffusione del virus Sars-CoV-2 in età pediatrica, questa possibile complicanza dovrebbe essere presa in considerazione in ogni bambino che presenta disturbi respiratori, del linguaggio o della deglutizione dopo una recente diagnosi di Covid-19”, è l’invito di Danielle Reny Larrow del Mass Eye and Ear, prima autrice dell’articolo. “Ciò è particolarmente importante – ammonisce – perché tali disturbi potrebbero essere facilmente attribuiti a diagnosi più comuni come l’asma”.
“Vedere un liceale giovane, sano e vivace che all’improvviso perde uno dei suoi nervi cranici chiave arrivando a non poter più respirare è molto insolito e ha richiesto un po’ di indagini”, evidenzia Hartnick. “Il fatto che i bambini possano subire effetti neurotrofici a lungo termine a causa del Covid-19 è qualcosa di cui è importante che la comunità pediatrica sia consapevole – rimarca – per poter trattare bene i nostri pazienti”.
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