Sì paracetamolo, corticosteroidi e antinfiammatori solo in casi specifici, no agli antibiotici e all’idrossiclorochina arriva un documento per le prime cure in caso di Covid. Il Ministero della Salute ha trasmesso ai medici, ai professionisti sanitari interessati e alle istituzioni di riferimento, la circolare sulla “Gestione domiciliare dei pazienti con infezione da Sars-CoV-2”.
Si tratta di un documento che dà indicazioni sia riguardanti il tipo di pazienti risultati positivi al Covid che possono essere assistiti presso la propria abitazione, sia riguardo gli strumenti e i farmaci che possono essere usati dai medici di famiglia e dai pediatri di libera scelta. Il testo è valido a livello nazionale e supera gli avvisi che alcuni Ordini territoriali dei medici avevano precedentemente definito e divulgato.
Covid, antinfiammatori tra le prime cure?
Il documento ricorda in una tabella le “raccomandazioni e decisioni Aifa sui farmaci Covid-19”. In base alle disposizioni dell’Agenzia italiana del farmaco, dunque, possono essere utilizzati antinfiammatori come paracetamolo o Fans in terapia sintomatica, nonché costicosteroidi ed eparine che vanno impiegati “solo in specifiche condizioni di malattia”.
Antibiotici, clorochina o idrossiclorochina, e combinazioni antivirali lopinavir/ritonavir, darunavir/ritonavir o cobicistat sono tra i “farmaci non raccomandati per il trattamento di Covid-19”, si legge nella circolare del ministero sulla gestione domiciliare dei pazienti positivi.
Curarsi a casa, i farmaci da prendere e da non prendere
Ma cosa possiamo prendere e cosa non possiamo prendere? Il documento specifica nel dettaglio e risponde in maniera eloquente a questi dubbi:
- paracetamolo o Fans (farmaci antinfiammatori non steroidei): “possono essere utilizzati in caso di febbre o dolori articolari o muscolari, a meno che non esista chiara controindicazione all’uso. Altri farmaci sintomatici potranno essere utilizzati su giudizio clinico“.
- corticosteroidi, “non utilizzarli routinariamente”, si precisa: “l’uso dei corticosteroidi è raccomandato nei soggetti con malattia Covid-19 grave che necessitano di supplementazione di ossigeno. L’impiego di tali farmaci a domicilio può essere considerato solo in quei pazienti il cui quadro clinico non migliora entro le 72 ore, in presenza di un peggioramento dei parametri pulsossimetrici che richieda l’ossigenoterapia“.
- eparina: “l’uso di tale farmaco è indicato solo nei soggetti immobilizzati per l’infezione in atto”.
- antibiotici: “non utilizzare antibiotici. Il loro eventuale uso è da riservare solo in presenza di sintomatologia febbrile persistente per oltre 72 ore”, oppure “ogni qualvolta in cui il quadro clinico ponga il fondato sospetto di una sovrapposizione batterica”, o infine “quando l’infezione batterica è dimostrata da un esame microbiologico”.
- idrossiclorochina: non utilizzarla, “la sua efficacia non è stata confermata in nessuno degli studi clinici controllati fino ad ora condotti”.
Indicazioni per il medico curante
Il medico che assiste un malato Covid a domicilio deve seguire un approccio di “vigile attesa“, con “misurazione periodica della saturazione dell’ossigeno tramite pulsossimetria” (saturimetro). Vanno inoltre garantite “appropriate idratazione e nutrizione“.
“Non modificare terapie croniche in atto per altre patologie (ad esempio terapie antiipertensive, ipolipemizzanti, anticoagulanti o antiaggreganti) – avverte la circolare – in quanto si rischierebbe di provocare aggravamenti di condizioni preesistenti”.
Anche “i soggetti in trattamento immunosoppressivo cronico in ragione di un precedente trapianto di organo solido, piuttosto che per malattie a patogenesi immunomediata, potranno proseguire il trattamento farmacologico in corso, a meno di diversa indicazione da parte dello specialista curante”.