La quarantena causata dall’emergenza ha colpito davvero tutti. Dal semplice lavoratore, passando magari a chi pratica la street art come Banksy, arrivando infine anche per chi vive in determinati luoghi del mondo. Il Covid 19 ha colpito anche le popolazioni indigene con infetti e quarantene. A dare l’allarme sono state diverse organizzazioni internazionali.
I primi casi nelle popolazioni indigene
Le popolazioni indigene non state escluse dal contagio. Il primo esempio arriva dal Brasile dove un ragazzo indigeno yanomami di 15 anni è colpito dal nuovo coronavirus. È deceduto nella giornata del 9 aprile all’interno dell’ospedale di Boa Vista, nello stato di Roraima, dov’era ormai ricoverato da sei giorni. Il ragazzo viveva nel villaggio Rehebe, lungo il fiume Uraricoera, una regione dove trafficano migliaia di garimpeiros (cercatori illegali d’oro) che fanno affari illeciti nella Terra indigena yanomami. I medici hanno reso noto che si era già ammalato più volte di malaria e soffriva di anemia, quindi era fisicamente debilitato.
L’organizzazione non governativa Instituto socioambiental ha compiuto una ricerca comunicando che, nello stato sudamericano, gli indigeni morti a causa del covid-19 sono fino a questo momento tre. Ma il numero sembra essere destinato ad alzarsi.
Covid 19, le popolazioni indigene e la paura del contagio
La paura del contagio, però, non è circoscritta al solo Brasile. Le popolazioni indigene che vivono nella zona dell’Amazzonia, che comprende nove paesi, temono che la malattia si possa diffondere nelle loro terre in caso di mancati provvedimenti governativi urgenti e tempestivi. La situazione è particolarmente delicata in Ecuador dove si ha uno dei tassi di contagio più alti della regione, e la città costiera di Guayaquil, la più colpita dalla malattia, si trova a sette ore dalla foresta.
Le difficoltà di comunicazione
C’è poi un altro problema molto importante da affrontare: spiegare alle popolazioni indigene cos’è e a cosa serve la quarantena e perché è necessario cambiare alcune abitudini. Per facilitare la comprensione delle norme igieniche e sanitarie contro la diffusione del nuovo coronavirus, il ministero per i diritti umani dell’Ecuador ha realizzato una serie di immagini in varie lingue indigene e le ha diffuse sui social network. Provvedimenti simili sono stati presi anche in altri stati sudamericani come il Perù, dove il ministero della cultura ha creato e distribuito informazioni sul covid-19 in undici lingue originarie e cinque varietà di quechua. Uno sforzo notevole, anche se secondo il censimento del 2017 nel paese ci sono 47 lingue indigene.