Per l’Italia la fase 2 dell’emergenza Covid 19 è ormai alle porte. Anche questo nuovo capitolo è motivo di scontro tra posizioni discordanti. Il mondo scientifico, infatti, frena gli entusiasmi per i numeri calanti; l’imprenditoria, invece, spinge per una veloce riapertura delle attività produttive e una ripresa dell’economia italiana. Intanto il Governo ha istituito una task force ad hoc per stabilire i dettagli di un programma nazionale di riapertura anche se i governatori di alcune regioni sembrano propendere per misure differenziate.
Covid 19: come sarà la fase 2 in Italia
Il Governo sta lavorando alla fase 2. Il presidente del Consiglio Conte ha istituito una task force per affrontare l’emergenza Covid 19 in questa nuova fase. Un team di esperti provenienti dai più disparati campi, dall’economia all’università, guidati dall’imprenditore Vittorio Colao. Tra le difficoltà nell’elaborare questa nuova fase c’è prima di tutto il gap tra le regioni che registrano ancora elevati numeri di contagio e quelle che sembrano stare uscendo dall’emergenza. Tanto che il ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, si era detto disponibile a pensare a una riapertura differenziata. A fugare i dubbi su questo punto ci ha pensato lo stesso Conte che, in un post su Facebook ha dichiarato che il Governo sta preparando “un piano nazionale contenente linee guida omogenee per tutte le Regioni, in modo da procedere, ragionevolmente il 4 maggio, a una ripresa delle attività produttive attualmente sospese, secondo un programma ben articolato, che contemperi la tutela della salute e le esigenze della produzione“. Anche se i dettagli di questo programma non sono ancora stati resi noti, sappiamo, almeno, quando avrà inizio la fase 2.
Le posizioni del mondo scientifico
Tra meno di due settimane, dunque, saremo fuori dalla fase 1 dell’emergenza Coronavirus. A questo punto, una delle domande doverose è: siamo pronti a ripartire? Per Walter Ricciardi, membro del comitato esecutivo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nonché consulente del ministro della Salute, Roberto Speranza, non ancora: “I numeri, soprattutto in alcune Regioni, sono ancora pieni di una fase 1 che deve ancora finire. È assolutamente importante non affrettare e continuare” ha spiegato. Posizione condivisa in linea generale dal mondo scientifico che ribadisce l’importanza di seguire le giuste prassi. Anche nei prossimi mesi, per esempio, sarà necessario uscire indossando le mascherine e rispettare il distanziamento sociale. Insomma, anche se i numeri sui contagi sono molto calati, non bisogna abbassare la guardia.
L’imprenditoria italiana, Confindustria in testa, invece, non ha dubbi. Bisogna riaprire le attività produttive. Il lockdown ha portato un danno enorme alle aziende, molte delle quali non riusciranno a riaprire. Per consentire la ripresa dell’economia, secondo il neo presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, sono necessarie due cose: stabilire precise norme che consentano ai lavoratori di operare in sicurezza e elargire incentivi economici alle aziende, anche sotto forma di sgravi fiscali. Sulla tutela dei lavoratori ribattono anche i sindacati. Secondo Maurizio Landini, pur essendo grave la situazione in cui versa il Paese, è importante non avere fretta e pensare a regole ferree che rendano questo momento duraturo senza rischi di nuove chiusure. Se le posizioni a questo riguardo sono distanti e le incertezze ancora importanti, quello che è certo che gli italiani hanno iniziato il loro countdown.