Arriva una nuova stretta dalla cabina di regia per arginare la pandemia da Covid 19. Non è nemmeno nata e già l’hanno definita la stretta di Natale perché proprio nell’imminenza delle festività fatte di cenoni ed aggregazioni il rischio di picchi del contagio sono sembrati più che un’ ipotesi.
Il Cts con Locatelli e poi Draghi in persona hanno coordinato i lavori in cui si sono messe a punto le nuove strategie. Mentre si va verso l’obbligo vaccinale per ulteriori categorie di lavoratori, quelli a maggior contatto con il pubblico per intenderci; obbligo della mascherina Ffp2 nei luoghi al chiuso (si auspica con calmiere dei prezzi).
Durata del Green Pass ridotta a sei mesi e terza dose del vaccino dopo il quarto mese. Il divieto di assembramenti per feste in piazze e al chiuso scioglie il dubbio: non si potranno fare. Ulteriore spinta sulla campagna vaccinale per la quale dovrebbe entrare nel vivo la parte dedicata ai bambini da 5 a 11 anni.
Covid 19: la nuova stretta dalla cabina di regia
La variante Omicron fa paura per la velocità impressa alla circolazione del contagio e, seppure sembri essere meno letale di quanto si paventava, fa salire i numeri nei bollettini davvero in maniera preoccupante. I paragoni con l’anno passato si sprecano e si evidenzia come anche a fronte di numeri più alti in ogni caso esiste uno screening molto più ampio perché i tamponi fatti sono dieci volte quelli dello scorso anno.
L’incidenza è sicuramente meno importante ed i numeri parlano abbastanza chiaro da questo punto di vista. Resta il fatto che i numeri assoluti, e che sono quelli che poi ci danno il polso dell’evoluzione della malattia, sono preoccupanti ed anche il tasso di occupazione dei riaperti reparti Covid e delle terapie intensive e sub intensive è su limiti border line.
Cambiano i colori delle regioni e si riaffaccia il giallo e anche l’arancione sulle cartine che avevamo lasciato per un poco di tempo. Niente a che vedere con l’evoluzione in Europa e nel mondo sia chiaro. Lì i contagi volano quasi incontrollati visto anche le campagne vaccinale portate avanti con un po’ troppa leggerezza e nonchalance sia nella prima che nella seconda ondata.
Covid 19: arriva una nuova stretta dalla cabina di regia. Basterà?
La misura del tampone obbligatorio per i vaccinati per accedere ai locali affollati è, invece, una di quelle misure che lascia alquanto basiti, nonostante che se ne sia solo parlato e nulla di più.
Una norma del genere rappresenta il colpo di grazia alla campagna vaccinale in quanto così si svilirebbe tutta la valenza del vaccino stesso come strumento principe pee combattere il Covid. Inoltre, lo schieramento no vax la sventolerebbe come una bandiera su cui poggiare l’inutilità della vaccinazione.
Il problema più grosso in questo momento, inutile negarlo, comincia ad essere la credibilità di chi emana i provvedimenti. Tanti, troppi forse, in termini numerici ed anche un po’ contraddittori fra loro. La fiducia nella scienza non deve mai vacillare ma la sensazione che si navighi troppo a vista comincia a fare capolino nella mente di molti.
La strategia comunicativa, finora, non è che abbia brillato in quanto ad incisività e capacità di persuasione. Diciamolo: chi voleva vaccinarsi lo ha fatto ma di persone “convinte” in corso d’opera se ne possono annoverare ben poche davvero. Il problema di quel numero che il Censis qualche settimana pubblicava che ci raccontava di sei milioni di non vaccinati e tre milioni di scettici sull’esistenza del virus la dice lunga.