I movimenti di liberazione nazionale, come i gruppi insurrezionali, possono essere rappresentati da un gruppo di persone che ricorrono alla lotta armata. Ma la differenza peculiare è questi ultimi rappresentano un popolo, mentre gli insorti possono lottare anche per ragioni politiche. I movimenti di liberazione nazionale non lottano per ragioni ideologiche, ma al solo scopo di realizzare il principio dell’autodeterminazione di un popolo che è previsto dal diritto internazionale. Non necessariamente utilizzando il metodo della lotta armata e controllo effettivo una parte del territorio.
Mentre un gruppo insurrezionale può avere finalità per lo più o esclusivamente di carattere politico, come nel caso dei franchisti in Spagna, che vinsero contro il governo repubblicano.
Un esempio peculiare è rappresentato dal movimento per la liberazione della Palestina nel conflitto israeliano-palestinese. Seguendo la sua evoluzione è possibile tracciare uno sviluppo nel metodo per perseguire l’autodeterminazione del popolo palestinese. In una prima fase verso gli anni ‘70 si scelse la strategia della lotta armata, che mutò a seguire degli accordi di Oslo degli anni ‘90. In seguito il movimento per la liberazione del popolo palestinese, per decisione del presidente Yasser Arafat, scelse una strategia giuridica al fine di legittimare l’autodeterminazione della Palestina. Attualmente la Palestina è qualificata come Stato non membro dall’assemblea generale delle Nazioni unite.
Nel 23 settembre del 2011 il presidente della Palestina MahmÅ«d AbbÄs ha presentato ufficialmente la domanda di adesione all’ONU come Stato membro, che è però stata respinta a causa del veto degli Stati Uniti.
Il diritto all’autodeterminazione dei popoli previsto dalle norme internazionali non va confuso con il diritto alla secessione. Il diritto all’indipendenza spetta solo ai popoli sotto dominio coloniale. Non bisognerebbe inoltre confondere l’autodeterminazione con la democrazia. Non esiste infatti normativa del diritto internazionale che vieti di non essere democratico per invocare l’autodeterminazione. Tutto ciò che non è espressamente vietato dal diritto internazionale è consentito. Se un popolo è libero di autodeterminarsi, allora è anche libero di scegliere i metodi di organizzazione non democratici. Un esempio rappresentativo di questo concetto è quello dei popoli indigeni del sud-america, che non chiedono la secessione ma l’autogoverno, il quale non avviene secondo i criteri tipici delle democrazie occidentali.
L’unico limite all’autodeterminazione dei popoli è quello del diritto cogente, ovvero il fatto che questa non può violare le norme fondamentali del diritto internazionale come il divieto di genocidio e segregazione razziale.