La Fomo è un acronimo inglese che sta per Fear of missing out. Si tratta di un’ansia sociale che porta l’individuo ad avere il timore di essere tagliato fuori dalle vicende degli altri. Una sorta di paura di sentirsi escluso dal mondo, dagli eventi o dalle interazioni sociali.
Il termine è stato coniato da Patrick J. McGinnis già nel 2004, ma si attribuisce il merito a Andrew Przybylski, ricercatore della Oxford University, di averne approfondito la tematica nel 2013 tramite una serie di studi.
Tra quali individui è più diffusa
La Fomo pare sia diffusa soprattutto tra i giovani ed in particolare tra i maschi. Colpisce gli individui con scarsa capacità di mantenere l’attenzione e quelli che soffrono di insicurezze.
La paura di essere tagliati fuori, costringe ad una connessione compulsiva al proprio Smartphone, attraverso la verifica continua delle notifiche del cellulare anche mentre si studia, si lavora o si guarda la tv, fino ad arrivare ai casi più gravi in cui si interrompe il sonno.
Molti giovani infatti dichiarano di dormire con il proprio cellulare accanto, tenendolo a portata di mano per una consultazione fugace anche di notte. Questo porta a distrarsi continuamente da qualunque attività, abbassando attenzione e concentrazione.
Come si genera la dipendenza da fomo
La stessa struttura dei social network, non aiuta a staccarsi dal proprio Smartphone, anzi con l’arrivo delle stories su Instagram e su Facebook, aumenta la necessità di connessione. Le stories infatti sono visibili solo 24 ore, questa scadenza costringe ad una consultazione costante per evitare di perdersi gli ultimi avvenimenti.
L’eccessiva connessione fonda le sue basi anche sull’insicurezza, la paura di non essere considerato dagli altri. Di non essere reso partecipe e addirittura ritenere che le vicende altrui possano essere più interessanti delle proprie.
L’inaicurezza una delle cause maggiori
Sarà capitato anche voi quando eravate molto giovani, e forse non solo in gioventù, di aver paura di non essere invitato ad un evento, a un compleanno di classe o ad una semplice uscita del sabato sera.
Questa insicurezza tutta adolescenziale si è ampliata con l’arrivo dei social. Qui vengono messi alla mercé di tutti i propri avvenimenti, talvolta volontariamente per scatenare invidia, o per scaturire la reazione di chi si vuole evidentemente tenere fuori.
Vedere pubblicata una foto su un social network di un gruppo di amici intenti a divertirsi sapendo di non essere stati invitati, può scaturire collera, invidia e rabbia.
La Fomo porta a ritenere questa esclusione fonte di ansia e a ritenere che gli eventi degli altri siano più interessanti dei propri. In questo modo si innesca un circolo vizioso, dove si crea la dipendenza di sapere sempre e costantemente cosa accade.
La fomo come ansia sociale
Talvolta la deriva arriva quando, pur di rendere appetibile la propria vita, si tende a mostrare sui social una realtà distorta una sorta di risposta a quello che si vede e di cui non si fa parte. Un circolo vizioso di menzogne, create ad arte per attirare interesse.
L’ansia sociale è infatti la paura di essere criticati o giudicati per quello che si fa. Oggi i social non perdonano e tutto è sotto il giudizio attento di chi osserva. Queste ansie o fobie generano stati di malessere, paure e nei casi gravi depressione.
Come difendersi dall fomo
Per evitare la Fomo è importante lavorare su sé stessi cercando di capire se realmente quello che si vede ci interessa. Evitare di consultare il cellulare in maniera compulsiva, secondo il 2015 Global Mobile Consumer Survey, una persona consulta il proprio Smartphone almeno 46 volte al giorno, questa percentuale aumenta di anno in anno ed è molto diffusa soprattutto tra i giovani tra i 18 e 24 anni .
Un’altra modalità è quella di spegnere il cellulare di notte e di riporlo lontano, in modo da non avere la tentazione di accenderlo.
Togliere le notifiche dello Smartphone o abbassarne la suoneria. Soprattutto al lavoro evitare di tenerlo sulla scrivania, lasciandolo in borsa o posizionandolo lontano per evitare di consultarlo continuamente.