Cosa resterà (non degli anni ’80) del G20 di Roma che non ha fatto in tempo a compiersi che subito ha dovuto lasciare il posto a COP 26? La domanda sembra facile facile, anche perché già se ne sono dette di tutti i colori e il bicchiere, però, non si riesce ancora a capire se sia mezzo pieno o mezzo vuoto.
La riflessione, adesso a bocce ferme, dovrebbe cercare di andare un po’ al di là della semplice cronaca fatta nei due giorni della kermesse romana sperando di capire e far capire quanto sia stato proficuo tutto l’incontro al vertice romano che, comunque, di temi all’ordine del giorno ne aveva tanti.
Ecco, quello che si è capito è che questo nostro mondo, per quanto si possa sperare abbia unitariamente gli stessi intenti da parte di tutti in realtà è spaccato, segmentato e ci restituisce la fotografia delle fazioni in campo che, a parole, sono piene di buone intenzioni ma nei fatti non producono alcun effetto pratico.
Dopo il G20 di Roma Italia più forte nel consesso internazionale
Certo, il Presidente Draghi è stato un ottimo padrone di casa ed ha tentato di portare a casa qualche risultato e, per qualcosina, c’è anche riuscito. E’ chiaro che tutto il lavoro vero è stato quello fatto prima della due giorni di Roma che è stato più un vernissage politico istituzionale internazionale che non un vero e proprio luogo dove si sono prese decisioni.
Il ruolo dell’Italia è sicuramente migliorato e il nostro Paese ne esce rafforzato nella leadership dell’ex Governatore della Banca Europea che ha dimostrato di essere vero uomo delle istituzioni sia nel discorso iniziale che nella conferenza finale dove ha cercato di tracciare il bilancio conclusivo senza nulla millantare ma nemmeno sottolineare.
Probabilmente l’opinione pubblica si aspettava di più dal consesso che vedeva i 20 “padroni del mondo” e si poteva e doveva fare molto di più soprattutto nell’ambito della risoluzione alla crisi climatica mondiale che a furia di rinvii sembra sempre più irrisolvibile laddove la contrapposizione vera è fra concezioni diverse della vita più che di scelte economiche.
Cosa resterà del G20 di Roma? Il “bla bla bla”
Non si è osato, non si è infranto il trend degli ultimi decenni e non si può non farsi trasportate al ‘bla bla bla’ che Greta richiamava solo qualche settimana fa. Quello che abbiamo capito, dolorosamente, è che queste forze in campo non vogliono e non possono fare altro che quel ‘bla bla bla‘. Questa l’amara verità.
La tassa per le multinazionali che non potranno fare più il loro “comodo” fiscalmente e la fissazione ad un’ ipotetica metà del secolo per arrivare alla tanta sospirata situazione di emissioni zero è davvero parva materia e paragonata alle aspettative davvero sembra che la montagna abbia partorito uno striminzito topolino.
Cosa resterà del G20 di Roma oltre la multilateralità?
Il concetto della multilateralità che si rafforza, il rientro degli Stati Uniti nell’ambito delle potenze mondiali unite nella battaglia alle emissioni dopo che il predecessore di Biden aveva stracciato il trattato di Parigi sono tutti spiragli in prospettiva ma troppo flebili. Si concretizzeranno in provvedimenti, in stanziamenti, in fatti concreti?
Il problema Cina, India e Russia? L’aiuto ai paesi del terzo e del quarto mondo perché possano passare ad una vera campagna vaccinale di massa che ritornerebbe beneficamente anche ai Paesi Occidentali quando avverrà? La lotta integrata alla Pandemia dov’è?
Tante domande, troppe, forse, senza una risposta lasciano un sapore amaro in bocca nonostante le piccole cose positive.