Prima di approfondire specificatamente la questione degli insorti l’UCK (Esercito di liberazione del Kosovo) è necessario delineare il contesto che ha portato alla nascita di questo gruppo paramilitare. Il contesto è quello della ex-Jugoslavia. Alla morte di Josip Broz Tito nel 4 maggio del 1980, primo ministro nonché padre della Repubblica socialista federale di Jugoslavia, per sette anni la Jugoslavia è stata governata da una presidenza collegiale fra le 6 repubbliche (Bosnia ed Erzegovina, Croazia, Macedonia, Montenegro, Serbia, Slovenia) e 2 province autonome di Vojvodina e Kosovo.
In particolare quest’ultima provincia, che nel 1941 fu annessa all’Albania per volere dell’Italia e in seguito ritornò alla Serbia come regione autonoma con l’ascesa di Tito, era abitata in gran parte da popolazione di etnia albanese. Secondo Tito non doveva essere esaltato il primato nazionale serbo, e nel 1974 concesse al Kosovo una costituzione che ne riconosceva l’autogoverno locale, e questo da una parte non fu indifferente alle richieste di autonomia da parte degli albanesi del Kosovo, dall’altra portò a un malcontento da parte della minoranza serba che si sentiva più vicina a Belgrado.
Nel 1987, quindi a sette anni dalla morte di Tito, riaffiorarono le prime rivendicazioni indipendentiste da parte della popolazione di etnia albanese del Kosovo. Sempre nell’87 comincia l’ascesa al potere di Slobodan Milošević, che era un esponente politico della Lega dei Comunisti Iugoslavi. Quando Milošević prese il potere diventando nel 1989 Presidente della Serbia mise in atto una politica di stampo nazionalista che di conseguenza innescò la scintilla anche degli altri nazionalismi. La Slovenia proclama infatti l’indipendenza nel 1990.
Sempre nel 1989 Milošević adottò una nuova Costituzione della Serbia che ridusse fortemente l’autonomia del Kosovo, nonché adottò una politica di serbizzazione delle istituzioni kosovare.
Questo comportò una risposta da parte della popolazione albanese che portò alla formazione di una sorta di Stato parallelo guidato da Ibrahim Rugova, leader dell’LDK, ovvero Lega Democratica del Kosovo.
Proprio in questo contesto le forze kosovare cominciarono a disunirsi. Da una parte Rugova, che era un non violento. Dall’altra, in contestazione alla resistenza non violenta di Rugova prese vita un movimento su modello dell’intifada palestinese, dal quale nacque l’UCK, ovvero l’esercito di liberazione del Kosovo, una organizzazione paramilitare kosovaro-albanese di insorti che aveva il fine di determinare la secessione del Kosovo dal dominio di Belgrado. La nascita dell’UCK è stata anche alimentata dal fatto che l’accordo di Dayton del 1995 (ovvero l’accordo generale per la pace in Bosnia ed Erzegovina) aveva trascurato di affrontare il tema dell’indipendenza del Kosovo.
Possiamo affermare che l’Uck rientri nella definizione normativa di insorti, e quindi è un soggetto internazionale, in quanto costituisce un gruppo di persone che perseguono attraverso la lotta armata il rovesciamento di un governo legittimo, che è organizzato sotto un comando militare responsabile che controlli in maniera effettiva una parte del territorio.
Nel 1997 infatti l’UCK deteneva il controllo effettivo di diverse zone rurali del Kosovo.
E fin dai primi anni si è resto responsabile di attentati contro i serbi e le istituzioni statali serbe, nonché contro gli stessi albanesi aperti al dialogo accusati di collaborazionismo.
L’UCK era considerato una organizzazione terroristica da molti Stati fra i quali, oltre alla Serbia, Stati Uniti e Francia. Nel 1999, al termine della guerra che portò alla secessione del Kosovo è stato ufficialmente disciolto, anche se un completo disarmo non è mai avvenuto.