Una figura professionale poco conosciuta ma in continua evoluzione nel mondo del lavoro. Nasce negli Stati Uniti alla stregua degli anni ’60 e solo negli anni ’90 si afferma in Italia in seguito all’incremento dei divorzi e delle separazioni. Ma di cosa si occupa più specificamente la mediazione familiare e qual è la sua funzione? La parola chiave è risoluzione dei conflitti nelle relazioni familiari. Come? Attraverso un approccio conciliativo quale strumento integrativo/sostitutivo al processo giudiziario. Tale orientamento promuove una soluzione delle controversie con un accordo di mediazione rispondente maggiormente agli interessi e ai bisogni di ciascuna delle parti coinvolte, permettendo uno snellimento giurisdizionale che sempre più spesso alimenta e intensifica il conflitto affettivo presente in relazioni familiari già “precarie”. Il mediatore familiare si inserisce in questo contesto per poter meglio intervenire su quelle coppie che hanno deciso di divorziare o che stanno per farlo, favorendo una comunicazione efficace che possa supportare la risoluzione degli interessi contrapposti da ambo le parti. A cosa serve dunque? Sicuramente l’obiettivo del percorso è quello di accompagnare genitori o coppie senza figli in conflitto nella ricerca di soluzioni reciprocamente soddisfacenti per sé e per i figli attraverso una comunicazione funzionale che permetterà loro di rispettare gli accordi e di essere capaci di trovarne altri in base all’evoluzione dei bisogni di tutti i membri della famiglia. Quali sono i vantaggi individuali/relazionali/sociali che ne derivano? A livello individuale, un percorso mediato dalla presenza di un professionista, consente un aumento dell’autostima e un reciproco riconoscimento del valore dell’altro attraverso una progressiva ridefinizione della propria identità personale. La possibilità, promossa attraverso la comunicazione, di esprimere le proprie emozioni, consente una maggior comprensione di sé che apre all’esperienza conflittuale dell’altro, accolto nelle sue difficoltà e insicurezze. A livello relazione la mediazione familiare permette il riconoscimento dei bisogni dei genitori e figli, assicura una continuità genitoriale e una responsabilizzazione del reciproco ruolo genitoriale. Inoltre, permette un miglioramento delle condizioni elaborate autonomamente e non imposte dal genitore più forte ( economicamente o emotivamente) o dall’autorità giudiziaria competente. A livello sociale promuove accordi più equi, più condivisi e dunque più rispettati nel tempo, cui si aggiunge una riduzione di costi e tempi rispetto alle controversie giudiziarie garantendo assoluta riservatezza. Il mediatore si pone dunque come una figura imparziale e qualificata che ha il compito di guidare il processo di elaborazione degli accordi di separazione, chiarendo posizioni, desideri, aspettative e diritti delle parti considerate attraverso processi di negoziazione e comunicazione. Spesso, tuttavia, il mediatore si trova di fronte a coppie indecise e dubbiose sul da farsi, a coniugi che data la situazione di alta crisi che stanno vivendo, sono insicuri di sé e del proprio futuro relazionale; in questo caso ,allora, prima di iniziare un percorso di mediazione, il mediatore struttura una serie di incontri in cui la coppia viene stimolata a lavorare su se stessa e sulla relazione con l’altro. In caso di presa di decisione alla separazione, si procede con la mediazione altrimenti si rinvia alla consulenza o alla terapia di coppia.
19 Luglio 2014
COS’E’ LA MEDIAZIONE FAMILIARE?
Scritto da Giulia Sangiuliano
Cos'è la mediazione familiare? Quali sono i vantaggi individuali, sociali e relazionali derivanti da un percorso con un mediatore? In quali casi è possibile applicarla? Questi sono solo alcuni quesiti che ci permettono di far chiarezza su un figura ancora in "ombra" in Italia.