Giro di vite con il nuovo Decreto sicurezza entrato in vigore ieri 10 marzo. Il Dpmc denominato #iorestoacasa prevede il divieto assoluto di assembramento in luoghi pubblici o aperti al pubblico. Per questo motivo molte strutture sono state chiuse mentre gli esercizi commerciali continueranno a funzionare se garantiranno la distanza di un metro tra gli avventori. Il monito è quello di stare presso le proprie abitazioni uscendo per brevi percorsi è solo se necessario.
Assembramento e Coronavirus
Strade semideserte, file di persone distanziate tra loro in attesa di entrare nei negozi. È questo l’effetto che ha provocato il Decreto sicurezza #iorestoacasa che ha esteso le restrizioni che in un primo momento erano valide per la Lombardia, il Veneto e l’Emilia Romagna a tutto il territorio nazionale. Il cuore del Decreto Italia è il divieto di ogni tipo di assembramento nei locali pubblici e aperti al pubblico al fine di arrestare l’onda dei contagi del Covid-19 che sta coinvolgendo tutto il Paese. Il Coronavirus infatti si trasmette con grande facilità attraverso la saliva, quindi attraverso il contatto diretto con una persona infetta, uno starnuto o una stretta di mano.
Cosa prevede il Decreto Italia sull’assembramento
Il Dpcm #iorestoacasa ha disposto la chiusura di palestre, piscine e centri benessere. I centri commerciali saranno aperti dal lunedì al venerdì ma, per assicurare il rispetto del divieto di assembramento, dovranno garantire la distanza di sicurezza tra le persone di almeno un metro. Aperti senza limitazioni invece farmacie, parafarmacie e punti vendita di generi alimentari con l’attenzione alla distanza di sicurezza. Bar e ristoranti potranno aprire al pubblico nella fascia oraria dalle 6 alle 18 sempre garantendo la distanza di sicurezza. Le palestre potranno funzionare a porte chiuse solo per quegli atleti che saranno impegnati in gare internazionali nei prossimi mesi, mentre le competizioni sportive internazionali fissate in questo periodo si svolgeranno a porte chiuse. Insomma bisogna evitare l’assembramento per contrastare il Coronavirus.
Limitazione della libertà o senso di responsabilità?
Con il divieto di assembramento il Decreto Italia ha imposto a tutti uno stile di vita che molti fanno fatica ad accettare non si sa se per leggerezza o per paura. Già da settimane il ministero della Salute aveva diffuso delle buone pratiche per evitare il contagio da Coronavirus come lavare spesso le mani in modo approfondito e in seguito cancellare le strette di mano, gli abbracci, i baci e mantenere una distanza di precauzione dalle persone di circa un metro. Eppure la paura, invece di spingere le persone a seguire questi comportamenti “virtuosi”, le porta a gesta a dir poco discutibili. Come l’esodo di migliaia di meridionali dalla Lombardia appena avuta la notizia che la regione sarebbe diventata zona rossa. A questo spostamento è seguito un notevole aumento dei casi di contagio al Sud. Se queste persone sono state spinte al gesto improvvido dalla paura, cosa dire di quanti, per lo più giovanissimi, hanno affollato, nel vero senso della parola, i baretti e i localini della movida fino al giorno prima del decreto? Possibile che non si capisca che l’assembramento aiuti la diffusione del Coronavirus?