Solo nove giorni ai mondiali e i brasiliani di questo se ne sono accorti se non altro per il fatto che ad essere sfollati per l’evento sportivo sono proprio loro. Sono infatti più di 250mila le persone che il governo brasiliano sta cacciando dalle favelas di Rio de Janeiro, da quelle baracche prive di ogni comfort moderno che fungono da case.
Ma i brasiliani non ci stanno, il pallone in fondo è di tutti; è divertimento, e non causa di sfollamento. Ed è allora che nasce l’alternativa World Cup.
È la Coppa Popolare e si gioca a Rio de Janeiro. Un campionato che è fatto di gente semplice, che non ha nulla a che vedere con gossip e paparazzate, ma piuttosto con uomini e donne di tutte le età provenienti dalle favelas che circondano numerosi la città di Rio.
Un’iniziativa che per il secondo anno è stata organizzata dagli attivisti del Comitato Popolare della Coppa del Mondo e delle Olimpiadi, da coloro che considerano i Mondiali del 2014 e le Olimpiadi del 2016 un ulteriore momento di arricchimento a discapito della classi sociali più svantaggiate. Il torneo di qualificazione per le finali della Coppa Popolari di quest’anno ha avuto luogo sulla cima del Morro do Salgueiro, una favela a nord di Rio , e la finale avrà luogo l’8 giugno.
Sono le otto squadre ad affrontarsi sulla ripida collina della favela, tra infiniti strati di abitazioni di cui non si capisce nè l’inizio nè la fine, ma forse è proprio questo lo spettacolo più bello e caratteristico che si possa vedere: la realtà di un mondo del sud che spesso vive nell’oblio.
Questa volta per l’occasione accorrono spettatori, media e turisti che guardano i giovani calciatori in campo. E per un attimo ci si può quasi scordare di quello che accade per strada.
Ma solo per un attimo. Lo sciopero continua. Não vai ter Copa vai ter greve: non ci sarà coppa, ci sarà sciopero. È questo che la gente dice, protestando contro l’evento, non accettando il fatto che il governo abbia speso 11 miliardi di dollari e mezzo per allestire i mondiali più costosi della storia, di cui 3,6 miliardi provenienti dall’erario pubblico.
In Brasile sono 11,4 milioni le persone che vivono nelle favelas (6% della popolazione) e benchè i mondiali abbiano dato lavoro a quasi 400 mila persone, stagionale s’intende, le agenzie di certificazione come Moody, fanno notare che l’impatto sull’economia brasiliana sarà minimo.
Queremos mais dinheiro pra saúde e educação, più soldi a scuola e sanità chiede la gente, e alla protesta si uniscono anche gli Indios da sempre in lotta con il governo per l’esproprio continuo delle loro terre a favore dei latifondisti.
La risposta del governo sono i Gas lacrimogeni lanciati sulla folla dal Battaglione Antisommossa martedì scorso a Brasilia mentre in migliaia tra indios e aderenti ai movimenti sociali brasiliani cercavano di avvicinarsi pacificamente allo Stadio Nazionale Mané Garrincha, che ospiterà molti incontri del Mondiale. Nel frattempo l’esercito brasiliano ha fatto sapere che darà il proprio contributo inviando 10.000 uomini in supporto alla polizia locale perché l’ordine possa essere mantenuto e la FIFA ha istituito tribunali speciali per poter perseguire legalmente chi si opporrà al normale svolgimento della manifestazione sportiva. Tutto è pronto per l’inizio.