Il 5 e 6 novembre, i temi dell’agricoltura sono entrati nell’agenda della Cop26. Si parla tanto, e giustamente, di energia, di produzioni industriali e troppo poco di agricoltura. Non va dimenticato che il settore primario, con quanto a esso legato, è responsabile di un terzo delle emissioni di CO2.
«Dalla produzione, distribuzione e consumo di cibo possono venire soluzioni importanti, ma serve un cambiamento di passo che vada a scalfire consolidate abitudini e vecchi interessi. Bisogna spingere perché si finanzino le alternative all’agricoltura industriale, a quella che si fonda su monoculture, pesticidi e fertilizzanti chimici, brevetti e sfruttamento dei suoli. Occorre indirizzare gli sforzi per il consolidamento di un’agricoltura attenta alla biodiversità, alla fertilità dei suoli e al rispetto delle persone e dell’ambiente. Le risposte ci sono: lotta allo spreco, agricoltura di piccola scala, riduzione della produzione e del consumo di carne da allevamenti intensivi, difesa dei suoli e soprattutto diffusione di metodi agroecologici» sottolinea Federico Varazi, vicepresidente di Slow Food Italia commentando i lavori della Cop 26.
«L’agroecologia è uno strumento centrale per affrontare le molteplici crisi del sistema produttivo, inclusa quella climatica: è la strada che si deve intraprendere se si vogliono davvero ricostruire le relazioni tra agricoltura e ambiente, tra sistemi alimentari e comunità, e rappresenta un elemento fondamentale se si vuole davvero assicurare a tutte le persone uguale accesso alle risorse economiche e alla proprietà della terra. Se ne parla tanto a tutti i livelli ma poi nel momento in cui si devono prendere decisioni prevalgono le solite logiche che guardano solo agli aspetti quantitativi – più che qualitativi – delle produzioni, senza tener presente la complessità economica, sociale e ambientale legata al sistema agricolo e alimentare. Diventa urgente procedere verso sistemi alimentari agroecologici, che mantengono il carbonio organico nel terreno, supportano la biodiversità, ricostruiscono la fertilità del suolo e garantiscono una vita dignitosa agli agricoltori e diete sane a tutte le presone. Quindi Slow Food chiede che la questione agricola e quelle legate alle produzioni alimentari vengano prese in considerazione nelle decisioni della Cop26 e di tutti gli incontri che hanno come focus la neutralità climatica e la giustizia sociale. Speriamo che da questa Cop26 arrivino incoraggianti soluzioni in questa direzione» conclude Varazi.
Slow Food e Slow Food in the UK, presenti a Glasgow per seguire i lavori della Cop26, hanno lanciato già nei mesi scorsi la propria Dichiarazione Climatica che consegneranno ufficialmente in questi giorni al governo britannico. Marta Messa, direttore di Slow Food Europa, partecipa alle 15 di oggi all’incontro organizzato da Ifad con Renzo Tomellini del ministero della Transizione Ecologica e Donal Brown, vice-presidente Ifad, per discutere insieme ai giovani e ai giovani indigeni delle loro proposte per mitigare e affrontare la crisi climatica.
In copertina foto di Rudy and Peter Skitterians da Pixabay