Sono stati due giorni roventi per il Parlamento. Due giorni di dibattito con votazioni finali per risolvere la crisi di governo aperta da Italia Viva. Due giorni per ritrovare una maggioranza che, al di là dei numeri, assicuri una vera governabilità. Alla fine la fiducia al governo Conte è arrivata, ma cosa è cambiato? Proviamo a tracciare le coordinate di questi due giorni segnati da scelte che mescolano senso di responsabilità e trasformismo.
Fiducia al governo Conte
Nella giornata di lunedì 18 gennaio si è svolta l’audizione alla Camera dei Deputati. Con 321 voti a favore, 259 contrari e 27 astenuti, si è approvata la fiducia. Un risultato più che soddisfacente per Conte il quale, per continuare a governare, aveva bisogno di 315 voti favorevoli. Il Presidente del Consiglio ha potuto contare sui voti favorevoli delle attuali forze di governo (PD, M5S e LeU e MAIE), il no della destra (non senza qualche sorpresa) e l’astensione di Italia Viva. Martedì 19 è stata, invece, la volta del Senato. Qui il discorso è stato più complesso se consideriamo la natura di questa camera non necessariamente legata ai movimenti politici. Nel pomeriggio, poi, è avvenuto lo scontro diretto tra Renzi, che ha aperto la crisi, e Conte ritenuto il suo diretto avversario, mentre le operazioni di voto, sono state particolarmente sofferte per il ritardo di due senatori. IL risultato finale ha visto 156 voti favorevoli, 140 contro e 16 astenuti.
I protagonisti
Una volta incassato, la scorsa settimana, il sostegno del presidente Mattarella a un terzo mandato, Conte ha cercato il consenso rivolgendosi ai parlamentari “che hanno a cuore l’interesse del Paese” e “pronti a rendersi disponibili” a continuare l’azione di governo. Ecco cos’è il gruppo dei cosiddetti “costruttori” dei quali abbiamo sentito parlare negli ultimi giorni. Al di là delle parole coniate per l’occasione, ci sono alcuni parlamentari che, anche se in modi diversi, si sono resi protagonisti di queste giornate. Parliamo di Renata Polverini, deputata alla Camera in Forza Italia, ha votato la fiducia al governo Conte e lasciato la coalizione di appartenenza. Parliamo della senatrice a vita Liliana Segre che ha tenuto a recarsi in Senato per dare il suo voto di fiducia. Un gesto di responsabilità necessario, secondo la Segre, in un momento come questo.
Cos’è successo
In breve cos’è successo in questi due giorni? Il Parlamento è stato impegnato in procedure lunghe ed estenuanti per risolvere una crisi alla quale ancora oggi non si riesce a trovare un senso. Il governo ha ottenuto la fiducia per cui continuerà a governare il Paese anche se in maniera un po’ meno solida. Renzi, con questa mossa, ha peggiorato la sua posizione politica escludendosi automaticamente dal governo. Domani, si dovrà agire in modo da far ripartire l’azione di governo perché, non dimentichiamolo, nell’agenda politica ci sono appuntamenti importanti come la campagna vaccinale, il Recovery Fund, per citarne solo alcuni.
In copertina foto di LPLT