La Consulta nazionale, istituita il 5 aprile 1945, è stata un’assemblea legislativa provvisoria con lo scopo di discutere problemi politici e sociali del secondo dopoguerra e riferirli al governo. Sostituì il Parlamento fino al 2 giugno 1946, anno delle elezioni nazionali tramite le quali vennero eletti i membri dell’Assemblea Costituente della Repubblica Italiana. Gli obiettivi che la Consulta doveva raggiungere prima del 2 giugno erano di notevole importanza. Si trattava infatti di predisporre la legge elettorale del ’46 e iniziare a preparare il materiale per dare le basi alla nuova Costituzione.
La Consulta
La Consulta è stata fondamentale per la storia italiana, ma soprattutto per ciò che ha rappresentato per le donne. Proprio in questo contesto avvenne il loro vero e proprio “battesimo politico”. Comunque, solo 14 donne su 266 candidate entrarono a far parte della Consulta che presentava un totale di 430 membri.
L’Assemblea Costituente era formata da 566 componenti, tra cui le prime 21 donne elette, le “Madri Costituenti”, divisa in tre sottocommissioni operative.
La sottocommissione per i diritti e doveri dei cittadini, di cui faceva parte Nilde Iotti che si battè per l’affermazione del principio della parità tra i coniugi, del riconoscimento dei diritti dei figli nati fuori dal matrimonio e delle famiglie di fatto.
Anche quella per l’organizzazione costituzionale dello Stato e la sottocommissione per i rapporti economici e sociali.
Le Madri Costituenti dell’Assemblea
Le Madri Costituenti dell’Assemblea facevano parte di diversi partiti. Nove erano del Partito comunista, tra cui Nilde Iotti e Teresa Mattei,Teresa Noce. Nove della Democrazia cristiana, tra cui Maria Agamben Federici, Laura Bianchini. Due del Partito socialista Bianca Bianchi, Angelina Merlin e una dell’Uomo Qualunque, Ottavia Penna Buscemi.
Nilde Iotti fu la prima donna a essere eletta Presidente della Camera dei Deputati nel1979. Da professoressa la sua vita cambiò con l’armistizio dell’8 settembre 1943 al seguito del quale entrò a far parte della resistenza partigiana.
Un’altra tappa importante della sua carriera fu l’elezione, appunto, all’Assemblea Costituente. Grazie alla quale poté dare il suo contributo alla stesura di quella che è oggi considerata la legge fondamentale dello Stato italiano.
Nilde Iotti delineò come obiettivo primario della propria azione politica la condizione femminile. Ha lottato sempre per la parità, per l’emancipazione della donna, per la costruzione di una nuova, più moderna immagine del rapporto di coppia.
Teresa Mattei, invece, fu la più giovane deputata dell’assemblea costituente con i suoi 25 anni. Non fu solo una politica, ma anche una partigiana e una pedagogista. L’articolo 3 della Costituzione Italiana sul tema dell’uguaglianza porta la sua firma a rappresenare la continua lotta di Teresa in favore dei diritti delle donne e dei minori.
Il ruolo di Teresa Noce
Le Madri costituenti hanno voluto fermamente che il primo termine utilizzato nell’art. 3 per definire le distinzioni da eliminare, fosse “sesso”. Si devono a Teresa Noce le parole: “Tutti i cittadini (…) sono uguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso”, con le quali veniva posta la base giuridica per il raggiungimento della piena parità dei diritti tra uomo e donna. Inoltre, fu Teresa Mattei a volere la fondamentale aggiunta “di fatto” alla frase “limitando la libertà e l’uguaglianza dei cittadini”.
La Costituzione, nell’art. 29, invece, riconosce la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio e precisa che questa, coerentemente al principio dell’uguaglianza dei sessi enunciato dall’art.3, è ordinata sull’uguaglianza morale e giuridica dei coniugi.
Le costituenti, inoltre, si sono battute affinché nella Costituzione venissero introdotti i principi dell’art. 37.
“La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e garantire alla madre e al bambino una adeguata speciale protezione (…)“.
Questo perché il lavoro delle donne era poco qualificato e considerato meno importante visto il condizionamento degli impegni familiari. Veniva operata una discriminazione salariale, anche a parità di prestazioni, tra gli uomini e le donne. Inoltre non veniva considerato come vero e proprio lavoro la cura dei figli, il lavoro extrafamiliare, posto al massimo nella categoria di “accudimenti familiari” che rientravano nella sfera del “privato” e sfuggivano alla regolamentazione giuridica.
Anche se di diverso partito, in più occasioni, le costituenti fecero fronte comune per salvaguardare e innovare la posizione delle donne e per superare i tanti ostacoli che rendevano difficile la loro partecipazione alla vita politica.