“Stati emozionali” è il brano d’esordio di SOLO, un “esperimento sonoro” che gioca con la spazializzazione in modo da creare paesaggi sonori 3D (si consiglia un ascolto in cuffia).
Stati emozionali
Esce “Stati emozionali”, vecchio brano di SOLO, in una nuova versione 3D, naturale evoluzione della prima stesura con spazializzazione stereo. Il brano prende spunto dalle composizioni di elektronische musik degli anni ’50, in particolare da quelli che furono i lavori portati avanti dalla Scuola di Colonia. Con questa nuova versione di “Stati emozionali”, SOLO prova a dare una risposta a quanti hanno gridato allo scandalo, in risposta allo spopolamento di brani definiti “8D”. Per l’adattamento in 3D di “Stati emozionali”, SOLO si è affidato all’ingegno di Edoardo Di Vietri, dell’Hexagonlab Recording Studio.
L’artista
Chi è SOLO e come nasce?
“L’essere soli come status costante dell’essere umano, anche quando insieme agli altri: “Ti senti solo, solo con gli altri”, autocitandomi con il brano “La coscienza morale”, del mio vecchio progetto GianO. L’essere solo come mio status personale, relativamente a questo mio nuovo progetto solista, dove mi occupo un po’ di tutto. Uno dei miei vari (tanti) alter ego, in contrapposizione all’esaltazione di Mr. B. Sapphire o alla rabbia nichilista di Ictus, SOLO è un personaggio introspettivo, introverso e malinconico, a tratti romantico, a tratti intrappolato in un vortice di sensazioni difficili da descrivere se non attraverso la musica”.
Tre aggettivi per descrivere la tua musica e perché
“Credo ne basti uno, che raccoglie e racchiude tutte le sfumature del progetto: “eclettica”. Dico “eclettica” perché, ad oggi, i brani che ho scritto (e che usciranno prossimamente) sono tutti di genere diverso fra loro, dalla elektronische musik di questo primo singolo, “Stati emozionali”, alla psichedelia di stampo 60’s, passando per lo shoegaze, l’itpop, il post-rock, il grunge, e via così. Ho sempre apprezzo molto l’eclettismo di lavori come il “White album” e, ascoltando io un sacco di generi musicali diversi fra loro, mi viene naturale non avere un canone compositivo fisso, ma sperimentare su più fronti”.
Il tuo nuovo progetto come nasce e cosa vuole “raccontare”?
“È nato, molto lentamente, in maniera del tutto naturale: capita che mi metta alla chitarra, o semplicemente mi baleni qualcosa in testa, e provo, poi, a lavorarci, sviluppando l’idea embrionale iniziale. Se dovessi dirti cosa vuole “raccontare”, non lo saprei; oppure non voglio dirlo. Diciamo che credo che, in generale, quando una persona scrive (naturalmente, quando lo fa in maniera naturale, e non veicolata, come chi scriver PER vendere), lo fa spinta dal proprio inconscio: è l’inconscio che vuole comunicare, non la persona. Quindi, per rispondere alla tua domanda, dovrei andare da uno psicoanalista, esporgli il tutto, fare almeno un paio di anni di psicoanalisi e vedere cosa dice lui (il quale, nel caso sia freudiano, direbbe che le mie canzoni parlano di mia madre, naturalmente)”.
Musica e tecnologia, binomio vincente?
“Non esiste arte senza tecnica: la tecnica è ciò che permette all’arte di palesarsi nei modi più disparati. Quindi, si: la tecnologia è importantissima all’interno del processo creativo. Naturalmente, la tecnica non deve surclassare l’estro creativo; non deve diventare protagonista della creazione, ma deve esserne solo veicolo, vettore. “Stati emozionali” è un brano composto interamente grazie a strumenti tecnologici quali oscillatori sinusoidali e generatori di rumore bianco, filtri passa banda e vari altri giocattolini; ma non ho fatto nulla in maniera casuale, non mi sono limitato a sfruttare le mie conoscenze tecniche per tirare fuori dei suoni e poi miscelarli fra di loro a caso, semplicemente per far vedere che sono in grado di farlo. Il brano è nato, prima di tutto, nella mia testa; principalmente la notte, nel letto, pensando a come volessi fossero i suoni e all’evoluzione della composizione nel tempo: “La faccio iniziare così, con dei suoni che si rispondono; poi la faccio evolvere in un marasma; poi inserisco un suono pulsante ossessivo”, e via dicendo. Solo una volta sviluppate delle idee precise su come il pezzo avrebbe dovuto evolversi, mi sono messo al PC e ho iniziato a creare i suoni da utilizzare per lo sviluppo del brano. Infine, per l’audio in “8D”, mi sono affidato a un tecnico (ed amico) della mia zona, Edoardo Di Vietri, dell’Hexagonlab Studio, il quale ha spazializzato i suoni, in modo da rendere il tutto ancora più complesso ed estraniante”.
Un saluto per i lettori di cinque colonne magazine?
“Ascoltate tanta musica, possibilmente sotto forma di album interi e non di playlist; bevete buon vino; siate sempre gentili con tutti, empatizzando con il prossimo cercando di comprendere che anche il comportamento più abietto e sgradevole è dovuto a ragioni profonde, non sempre facilmente comprensibili; invece di cercare lo scontro, interrogate il vostro interlocutore per capire il suo punto di vista e, soprattutto, quali sono state le esperienze di vita che lo hanno portato ad avere quella visione; “Peace, love, empathy”.