Dopo l’uscita dell’album “Vorrei che morissi d’arte” (il quale gli permette, con il video del brano “Il Polacco”, di superare le 119mila visualizzazioni su Fanpage) e del videoclip “Un altro Giugno73”, torna Mico Argirò, con un nuovo brano: “Hijab”.
Hijab, il nuovo singolo
“Hijab” rappresenta una svolta nel modo di comporre di Mico Argirò il quale, dal songwriting di matrice cantautorale classica, passa allo sperimentare nuove formule, miscelando l’elettronica ai suoni acustici.
«“Hijab” racconta di una notte di sesso con una ragazza araba, con indosso il velo; so che è un tema che potrebbe aprire cento dibattiti, ma mi ci sono buttato affidandomi alla passione; magari anche con un pizzico di irriverenza, ma, di certo, con tanta sincerità. La ragazza di “Hijab” è tutt’altro che uno stereotipo: è oltre ogni discussione da social; volevo fosse così, e credo che la parte cantata da Pietra lo sottolinei chiaramente».
“Hijab” vanta la collaborazione di nomi illustri del panorama musicale italiano, dalla voce di Pietra Montecorvino (registrata da Eugenio Bennato) fino ad Alexo Vitruviano, il quale firma il beat del brano.
La scheda
Quattro chiacchiere con Mico Argirò
Proprio in occasione dell’uscita di “Hijab” abbiamo avuto l’occasione di scambiare qualche parola con Mico Argirò tra presente, passato e futuro
Rompiamo il ghiaccio chi è Mico Argirò?
A saperlo! So che scrive canzoni, che vive raccontando storie, che cerca di mettere passione in tutto quello che fa; so che è un uomo complesso: non saprei descriverlo meglio.
Come nasce il tuo brano Hijab?
“Hijab” nasce in un clima di multicultura che vivo tutti i giorni a Milano, è insieme un racconto e un esperimento: racconto di una notte di sesso con una ragazza araba, con indosso il velo, ed esperimento artistico/musicale perché è un modo tutto nuovo per me di fare musica.
Come puoi descrivere la tua musica?
La descriverei come “in divenire”, non è statica, cambia sempre, sperimenta… ad esempio in “Hijab” e nelle prossime canzoni c’è tanto mischiarsi di elementi acustici ed elettronici, gioco un po’ con la struttura e con la forma della canzone. E la definirei anche “fedele”, fedele a quei contenuti che, da sempre, in un modo o nell’altro entrano nei miei racconti.
Come la vostra musica sta vivendo il post lockdown?
La musica trova sempre modi diversi per viaggiare, ha benzina propria nel serbatoio e il mio post lockdown si sta salvando grazie a questo. D’altro canto mi iniziano a mancare i live, quelli per cui ti sbatti da nord a sud, in macchina o in treno, e suoni in club, localacci, salotti, piazzette… è un lato della musica che mi piace tanto e che spero presto di poter far ripartire a pieno regime. Per il resto scrivo, compongo, provo e sbaglio tanto: ho in programma altre canzoni e un disco che spero di presentare presto.
Un saluto ai lettori di cinque colonne magazine?
Innanzitutto grazie per aver letto queste quattro chiacchiere, oggi è cosa rara l’interesse per qualcosa e poi un saluto e tanta energia buona!