A distanza di pochi mesi dall’ uscita del singolo “Benvenuto”, il cantautore rock Luciano Tarullo torna sulla scena con una ballad dal forte forte impatto emotivo: “Di rosso e di viole”.
Il brano
Scritta e prodotta dallo stesso cantautore agropolese, “Di rosso è di viole” è stata registrata, mixata e masterizzata da Tonino Valletta presso il Tva Studio di Ascea (SA). Ad affiancare Luciano Tarullo (voce, chitarra acustica, pianoforte), i musicisti Frank Cara e Ivan Tornese (chitarre), Roberto Guariglia (basso), Michelangelo Sarnicola (batteria) e Piera Lombardi (cori). “Di rosso e di viole” esce in contemporanea alla lavorazione del nuovo album in studio del cantautore.
«“Di rosso e di viole” è il racconto di una grande storia d’amore appartenuta ad un tempo lontano. La canzone descrive prima di tutto un luogo. Un paesaggio antico, inviolato, all’oscuro dalle dinamiche che controllano il mondo moderno. Ed è in questo contesto incontaminato che nasce questa storia d’amore che ad un certo punto dovrà confrontarsi con una realtà ben più inesorabile. L’idea era quella di scrivere un testo come una sceneggiatura di un film. Ci sono luoghi, personaggi, dialoghi, oggetti, colori, sensazioni. Il mio desiderio è che l’ascoltatore venga catapultato totalmente nell’immaginario descritto, riuscendo così a vedere con i propri occhi tutte le scene come una serie di dipinti o come, appunto, frame di una pellicola».
La scheda dell’artista
Quattro chiacchere con Luciano Tarullo
Proprio in occasione dell’uscita del brano “Di rosso e di viole”, abbiamo potuto scambiare qualche chiacchera con Luciano Tarullo tra presente, passato e futuro.
Rompiamo il ghiaccio, chi è Luciano Tarullo?
È un ragazzo che quando aveva diciotto anni e iniziava a scrivere le sue prime canzoni, credeva che quella cosa sarebbe finita di lì a poco. Oggi è un ragazzo di trent’anni che si emoziona ancora quando sta per pubblicare una nuova canzone o un nuovo album e che si stupisce di come ogni volta che lo fa è come se fosse la prima volta. Credo, nel bene e nel male, di essere un eterno sognatore.
Come nasce “di rosso e di viole”?
Riflettevo su come oggi non riusciamo più a comprendere quando importante sia saper “aspettare qualcuno”. Il mondo in cui viviamo oggi va a mille all’ora, e sembra che noi siamo costretti a stare al suo passo. Questo succede anche nei rapporti interpersonali. Forse ci fermiamo troppo poco a riflettere, e soprattutto a cercare di capire gli altri. Quella che ho raccontato nella canzone è una grande sltira d’amore che si svolge in un tempo lontano, distante dalla modernità. È un po’ un pretesto per parlare di questa problematica a me molto cara. Credo che in passato determinati valori erano ben più presenti nelle vite degli uomini e delle donne. Bisognerebbe più spesso volgere il nostro sguardo al passato per vivere meglio il nostro presente.
L’attesa, come possiamo definirla e come si lega al tuo ultimo brano?
L’attesa è una sospensione del tempo che è strettamente legata alla nostra anima. Nella canzone la ragazza “vestita di rosso e di viole” vive questa sospensione in maniera totale. Questa attesa accresce il suo desiderio di ricongiungersi con il proprio “amore” che è stato costretto a partire “per non ritornare”. Forse è partito per la guerra o per un viaggio lunghissimo, questo non viene specificato. Al suo ritorno la ritrova lì ad aspettarlo. Tutto è rimasto uguale, anche quel luogo che aveva lasciato è rimasto intatto, incontaminato.
Progetti futuri?
Un nuovo album che stiamo già registrando ed è anche a buon punto. Chiaramente ancora non ci sono date né sulla carta ma nemmeno nella mia testa. Quello che è sicuro è che uscirà quando ci sarà modo di portarlo in giro dal vivo.
Un saluto per i lettori di Cinquecolonne Magazine
Grazie per questa bella chiacchierata. Un abbraccio a voi e a tutti i lettori di Cinquecolonne Magazine