La nuova puntata di Sommessamente, il podcast di Cinque Colonne Magazine vede come protagonista il cantante Giuseppe Cucè. Con lui parleremo della sua musica e del suo ultimo singolo.
Il brano “La mia Dea” descrive il legame che ciascuno di noi ha con la propria madre, quel dono prezioso, la scintilla che ci dà la vita, il tramite meraviglioso che ci permette di fare il viaggio più bello. La madre è anche amore incondizionato, anche quando non necessariamente ci ha portati nel suo grembo, come persona fisica può commettere tanti errori, ma sarà sempre e comunque la nostra fonte.
La funzione materna non si esaurisce solo in un significato biologico e generativo, bensì ha un importante significato simbolico. La madre è colei che accompagna il bambino nel mondo e che gli rimanda il primo sguardo su di sé, importante nella costruzione del proprio senso di identità.
Spiega l’artista a proposito del brano:
“Spesso sottovalutiamo l’importanza del rapporto che abbiamo con nostra madre, quel legame senza il quale il nostro viaggio potrebbe risultare più difficoltoso, le nostre scelte e la costruzione della nostra identità sono il frutto di questo legame”.
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L’ospite di oggi
Giuseppe Cucè
Animato da un progetto, che racchiude l’esperienza maturata in tanti anni di studio e approfondimento del proprio sentire, filtrando il mondo intorno a sé, rivisitando i canti del sud del mondo, che racchiude soprattutto la composizione di canzoni inedite imbevute di tradizione e passione, Giuseppe Cucè nasce a Catania l’8 settembre del 1972 e fin da piccolo coltiva il sogno della scrittura ma soprattutto della musica.
Durante la sua carriera ha collaborato con diversi musicisti, tra i più fedeli il produttore artistico Riccardo Samperi, il percussionista Francesco Bazzano, i chitarristi Antonio Masto, ed Edoardo Musumeci, Marcello Leanza ai fiati, Alessandro Longo al Violoncello, Adriano Murania Violino.