Conoscere l’inglese, inutile ribadirlo, è una skill indispensabile nel mondo del lavoro. In alcuni contesti è addirittura un prerequisito. Il più delle volte ciò che abbiamo imparato a scuola non basta e le cosiddette basi vanno rinforzate con un corso privato. Un corso per adulti, anche se seguito con una diversa motivazione, non ci garantisce che ciò che impariamo lo ricorderemo per sempre. L’apprendimento, come rivelato dagli esperti, ha, infatti, le sue regole. E’ fortemente legato alle emozioni e può essere condizionato da convinzioni limitanti. Per fare due esempi pratici: se ci impegniamo a imparare regole e vocaboli utilizzando solo la memoria facilmente li dimenticheremo; se siamo convinti di non essere portati per l’apprendimento delle lingue, difficilmente le si imparerà. Per capire cos’è davvero l’apprendimento dobbiamo tornare alla nostra infanzia, a quando abbiamo imparato a leggere e a scrivere divertendoci e senza paura di sbagliare.
Conoscere l’inglese per conoscere se stessi
L’elemento ludico, sparito dalla metodologia didattica a partire dalle scuole secondarie, è fortunatamente rientrato in diversi corsi che potremmo definire avanzati. Corsi nei quali si fanno le attività più disparate come cucinare o fare una gita per veicolare nozioni utili. Corsi nei quali ci si diverte e divertendosi si impara. All’interno di quelle aule è facile abbandonare la paura di sbagliare ed esplorare le proprie capacità più nascoste. Accade così che si inizia con l’imparare l’inglese e si finisce per imparare molto di più su se stessi. Apprendimento ed empowerment sono gli argomenti di cui abbiamo parlato con Monica Perna CEO e Co-founder insieme a Francesco Iannello, della scuola di inglese AUGE International Consulting. Nell’intervista che segue potrete ascoltare le storie di chi imparando la lingua inglese, nella sua versione detta “globish”, non ha semplicemente acquisito una nuova skill ma abbattuto vere barriere interiori.
In copertina foto di Biljana Jovanovic da Pixabay