La regione Ituri, nella Repubblica Democratica del Congo nordorientale, è ormai devastata da conflitti armati e attualmente anche il centro della seconda epidemia di ebola più mortale mai registrata. Per questo motivo, gli operatori sanitari stanno avviando con urgenza una complessa campagna di vaccinazione contro il morbillo che punta a raggiungere 67.000 bambini. Nella Repubblica Democratica del Congo quest’anno sono state segnalate almeno 1.981 morti causate da morbillo, oltre 2/3 delle quali fra bambini con meno di 5 anni.
Al 23 giugno, erano stati segnalati circa 115.000 casi sospetti di morbillo, molti di più rispetto ai 65.000 registrati in tutto il 2018. Ituri, una delle due province (l’altra è Nord Kivu) colpite dall’ebola dall’inizio dell’epidemia di circa un anno fa, ha registrato oltre 5.400 casi e 50 morti.
«Per le migliaia di famiglie che vivono in campi per sfollati sovraffollati e insalubri, la minaccia combinata di ebola e morbillo è senza precedenti», ha dichiarato il rappresentante dell’UNICEF in Repubblica Democratica del Congo Edouard Beigbeder. «Abbiamo poco tempo per prevenire una potenziale ingente perdita di vite».
Le prime località in cui partiranno le vaccinazioni contro il morbillo sono 4 campi per sfollati a Bunia, Ituri, in cui c’è stato nelle ultime settimane un forte afflusso di famiglie costrette a fuggire a causa dei combattimenti. Il confine di un campo, vicino all’ospedale di Bunia, è a meno di 100 metri da un centro di cura per l’ebola.
È anche a meno di 3 chilometri da zone di Bunia in cui si sono verificati 5 casi di ebola dall’inizio dell’epidemia, 2 dei quali nelle 3 settimane passate. Si pensa che fino a 400.000 persone siano sfollate interne in Ituri, la maggior parte dei quali donne e bambini.
Molti vivono in circa 35 campi disseminati nella provincia, in un territorio virtualmente inaccessibile a causa dell’insicurezza. I combattimenti fra i vari gruppi armati hanno danneggiato o distrutto fino a metà delle strutture sanitarie e le scuole nella provincia.
«Nella parte nordorientale della Repubblica Democratica del Congo c’è una delle peggiori crisi umanitarie di oggi. Sia a causa del morbillo, dell’ebola o della realtà di vivere in un campo per sfollati, i bambini sono a grave rischio. Dobbiamo fare tutto il possibile per proteggerli», ha dichiarato Beigbeder.
Le campagne contro il morbillo sono anche pianificate per le aree sanitarie di Tchomia e Nyankunde. All’8 luglio, si erano verificati 2.428 casi di ebola, con 1.641 morti, circa il 30% dei casi fra i bambini.
A causa dell’epidemia di ebola, la campagna di vaccinazione contro il morbillo deve prevedere misure extra per proteggere contro l’infezione e un triage meticoloso.
Gli operatori sanitari dovranno indossare camici per prevenire il contatto col sangue o altri fluidi corporei.
I team includeranno un ulteriore operatore sanitario che valuterà e indirizzerà ogni caso sospetto di ebola, controllerà le temperature e supervisionerà il lavaggio delle mani e altre misure di sicurezza.
Un ulteriore livello di complessità è rappresentato dal fatto che alcuni dei primi sintomi dell’ebola (febbre, rossore attorno agli occhi, diarrea) sono praticamente indistinguibili da quelli di morbillo, malaria o colera, tutte malattie diffuse, soprattutto in luoghi per sfollati fortemente congestionati.