“Sarebbe stato grave non discutere del risarcimento per i risparmiatori truffati.”– commenta Carmelo Finocchiaro Presidente Nazionale di Confedercontribuenti – “ma adesso è necessario modificare una norma assolutamente incostituzionale, che creerebbe una discriminazione fra i vari risparmatori e un potenziale contenzioso che rischia di portare al blocco dei rimborsi per tutti.”.
Il Consiglio dei ministri ha varato il decreto che definisce i meccanismi per rimborsare gli investitori che si sono visti azzerare le obbligazioni di Banca delle Marche, Banca Etruria, Cassa di Risparmio di Ferrara e Cassa di Risparmio di Chieti (i quattro istituti messi in liquidazione a fine 2015). Il decreto include anche le misure per snellire le procedure per il recupero crediti. Un tema che si intreccia strettamente con la partita dei crediti in sofferenza.
“Il governo dovrebbe prevedere, oltre che la ricapitalizzazione delle Banche e il recupero delle ‘sofferenze’, leggi per ricapitalizzare le aziende e sostenere le famiglie che nell’ l’85% dei casi sono truffate e usurate dalle banche stesse con spese e commissioni non pattuite. Pertanto le sofferenze sarebbero molto spesso crediti che vantano i cittadini contro le banche.” – aggiunge Alfredo Belluco.
La nota positiva invece riguarda la norma sul pegno possessorio che ha visto in prima fila la battaglia di Confedercontribuenti: anche grazie all’impegno dell’associazione, la norma non è passata.
“Ancora una vittoria di Confedercontribuenti e degli italiani. Grazie alla battaglia senza se e senza ma della nostra organizzazione” – commenta soddisfatto Finocchiaro – abbiamo evitato l’esproprio automatico delle aziende con misure solo pro banca.
“Credo che possiamo rivendicare che la nostra battaglia contro l’esproprio delle imprese da parte del sistema bancario inizia ad ottenere risultati. Noi vigiliamo e siamo ‘parte fondamentale’ contro qualsiasi iniziativa del governo a favore delle banche osteggiando l’eventuale abolizione del reato di usura bancaria, che abbiamo scongiurato e che rischiava di diventare parte integrante della manovra salva-banche” – conclude Finocchiaro.