Al Teatro Elicantropo è andato in scena Orazio Cerino con “CONDANNATO A MORTE the punk version” regia Davide Sacco, col patrocinio di Amnesty International e del Giffoni Film Festival, tratto da “L’ultimo giorno di un condannato a morte” di V. Hugo. L’adattamento di Davide Sacco si assume l’arduo compito di rappresentare un tema ancora attuale in molti paesi del mondo, la pena capitale. In una sorta di arena/aula di tribunale, l’attore Orazio Cerino, che da solo interpreta più ruoli, è in gabbia e scalpita per esprimere le sue ragioni contro quella di Stato e il senso comune di “giustizia”. Il pubblico è parte integrante della messinscena.
Abbiamo incontrato Orazio Cerino per farci raccontare il lavoro di ricerca suo e del regista per la messa in scena.
“ All’inizio con Davide Sacco abbiamo fatto una messa in scena di una ventina di minuti circa, uno studio sul testo e l’abbiamo presentato al Festival “Le stanze dell’arte a Torre del Greco.
Fare uno studio non è fare lo spettacolo è un lusso che dovremmo concederci tutti, perché permette al testo, al regista e all’attore di respirare, di ricercare e sperimentare. Di essere parte (e non solo mezzo) di ciò che si sta mettendo in scena.
È stato bello lavorare in questo modo, fermandoci a cercare risposte per finire poi in altre domande, senza avere la fretta di andare in scena e dover chiudere il pacchetto e questo mi ha aiutato molto nella preparazione. Ti permette di pesare ogni parola, di farla risuonare nella bocca e nella testa ma soprattutto nel corpo. perché è da lì che mi piace partire sempre”.
Da quale idea siete partiti o approdati per definire il personaggio del condannato?
“Mi piace incastrare un personaggio in una caviglia o in un movimento della testa o in una curva della schiena. Partire da lì, seguendo un pensiero e arrivando magari al tono della voce. Ma la prima cosa che mi interessa di un personaggio è sapere cosa fa e capire come lo fa.
E il primo punto che mi ha presentato Davide è stato proprio l’atteggiamento del condannato. Forte. Deciso. Un animale in gabbia. Gli ultimi giorni di un condannato a morte è un urlo contro la pena di morte, non sono memorie da lasciare ai posteri. Hugo aveva 23 anni quando l’ha scritto e a me piace immaginarlo davanti ad una folla a gridare la propria denuncia contro questa barbarie. Questa è l’idea che mi ha proposto Davide e che io ho sposato in pieno“.
Ci piacerebbe conoscere le ragioni della “versione punk”.
“L’intento era quello di portare in scena una “pazzia”, di far accettare al pubblico l’animo punk che è insito nel linguaggio di Hugo ma che troppe volte è stato confuso con pedanteria e vecchiaia. Davide ha trasformato il testo in un’unica partitura ritmica, un pentagramma sentimentale. Ha scritto con Lui, su di Lui, per andare , infine, contro di Lui“.
Lo spettacolo ha un ritmo serrato e lei interpreta tutti i ruoli, quali le difficoltà?
“Ho lavorato con lo stesso criterio per gli altri personaggi, ricercando gesti e voci. Da lì in poi è avvenuto tutto in automatico: i pensieri sulla morte, la rabbia, fino ad arrivare alla rinuncia, alla perdita della speranza che in ultimo riaffiora di nuovo nella mente del condannato. Un susseguirsi di pensieri e di stati d’animo – a volte anche contrastanti e contraddittori – che travolgono lo spettatore. Mi piace immaginare questo spettacolo come un’esigenza di voler dire delle cose prima che la mia bocca venga messa a tacere, prima che la lama tagli la mia carne, recida i miei nervi, schianti le mie vertebre e mi consegni al silenzio per sempre. E questo detta anche il ritmo della messinscena. Non c’è tempo per fermarsi o per riflettere, quando la lama della ghigliottina parte, non si può dire: aspettate ! Non c’è più tempo“.
Con quale versione avete debuttato?
“Dopo la prima versione studio di maggio del 2014, lo spettacolo ha debuttato nella versione integrale a Settembre dello stesso anno nella rassegna romana “Fontanone Estate”. Da allora all’incirca 40 repliche tra la Campania, la Calabria, l’Emilia Romagna, il Lazio, la Sicilia e ora ci apprestiamo a ritornare a Napoli, felicissimi di essere ospitati in rassegna al Teatro Elicantropo che da sempre si è contraddistinto per ricerca e denuncia“.
Lo spettacolo vede le Scene di L. Sacco, i Costumi di C. Bove, e Light designer F. Barbera
Lo spettacolo sarà all’Elicantropo i giorni 10-11-12 dicembre alle ore 21.00 – e il 13 dicembre alle ore 18.00 Per info&prenotazioni: 349 1925942 (mattino)–081296640 (pomeriggio) mail:promozionelicantropo@libero.it – Teatro Elicantropo Vico Gerolomini 3 – Napoli