La galleria Progettoarte-elm presenta Concezioni, processi e contesti nella pittura (1973 – 2016), la seconda mostra personale negli spazi di via Fusetti 14 a Milano dell’artista Enzo Cacciola, protagonista ed esponente attivo e originale di quella pittura analitica impostasi a livello nazionale e internazionale sin dalla metà degli anni Settanta.
Due sono gli episodi significativi in cui, storicamente, il lavoro di Cacciola incontra la pittura analitica per la prima volta: nel 1974, nella mostra “Grado Zero”, a cura di Giorgio Cortenova alla Galleria La Bertesca di Genova (dove Cacciola si era affacciato con una personale già nel 1971), e in occasione della mostra “Analytische Malerei”, curata da Klaus Honnef e Catherine Millet alla Bertesca di Düsseldorf nel 1975.
L’opera di Cacciola
Da quelle esperienze fino a oggi l’opera di Cacciola è considerata parte influente e sensibile della definizione di “pittura analitica”, ideata criticamente da Honnef e avente respiro europeo. Più specificamente, Cacciola si distingue dagli altri componenti italiani del gruppo – che annovera artisti tra cui Gastini, Griffa, Guarneri, Morales, Olivieri, Pinelli, Verna, Zappettini – per uno spiccato interesse per le materie, in particolare il cemento e l’asbesto, oltre che per i prodotti pittorici industriali, da stendere su supporti fabbricati in proprio con legno e tela.
Dopo la partecipazione alla X Quadriennale di Roma (1975) e a Documenta 6 a Kassel (1977), il percorso di Cacciola si qualifica ulteriormente con mostre a Washington e a Mexico City e con altri numerosi appuntamenti critico-tematici dedicati alla pittura analitica.
Concezioni, processi e contesti nella pittura
Nella mostra Concezioni, processi e contesti nella pittura (1973 – 2016) Cacciola espone una serie di opere scelte tra le prime tecniche miste, pitture industriali e olio su tela (1973); tra le “Superfici integrative” (1973-74), in cui conduce la pittura dalla bidimensionalità verso l’esperienza ambientale; tra i “cementi con asbesto” (1974-75) e i “cementi” puri (1975), “dove lo spazio ambientale diventa contenuto” (Cacciola); e infine tra le opere degli anni 2000 e le più recenti, dittici in cui ha introdotto interventi meccanici e dispositivi di unione e tensione tra le parti, le cui sollecitazioni sono rese visibili dall’espandersi delle resine in modo casuale sulle monocromie e le bicromie su tela elaborata col ‘multigum’.