Non più fannulloni ma sottopagati e poco valorizzati. Renato Brunetta corregge il tiro sui dipendenti pubblici rispetto al 2008 quando fu per la prima volta ministro della Pubblica Amministrazione e l’Innovazione nel governo Berlusconi quater. Oggi, con il governo Draghi il ministero di Palazzo Vidoni Caffarelli è nuovamente sotto la sua guida in uno scenario totalmente cambiato dalla pandemia e dal Recovery Fund. Così il primo atto formale del ministro Brunetta è la concertazione e la riapertura ai sindacati.
Lavoro e pandemia
C’è voluta una pandemia e chiusure forzate per incrementare l’utilizzo di uno strumento, come lo smart working, che esisteva già da anni ma che era sempre rimasto in panchina. C’è voluto un nuovo modo di concepire la vita lavorativa, e non solo, per renderlo lo strumento del futuro. Ci sono voluti i risultati perché non venisse considerato solo una scappatoia per i soliti imboscati soprattutto in ambito pubblico. Ci è voluto, infine, il dibattito sindacale perché il lavoro agile vedesse riconoscersi i diritti che gli spettano. Il risultato di tutto questo è il Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale firmato dal presidente del Consiglio Draghi, il ministro Brunetta e i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil.
La concertazione e la riapertura di Brunetta ai sindacati: cosa prevede l’accordo
Valorizzazione del merito e formazione sono le basi di questo nuovo accordo che segna il ritorno della concertazione nel pubblico impiego. Tra le misure previste ci saranno:
- il rinnovo dei contratti collettivi scaduti che porterà nelle tasche di più di 3 milioni di dipendenti pubblici intorno ai 100 euro in più al mese;
- la formazione e la riqualificazione dei dipendenti pubblici in servizio (l’età media supera i 50 anni);
- nuove forme di reclutamento che tengano conto delle professionalità necessarie a un percorso di rinnovamento;
- il riconoscimento del diritto alla disconnessione e delle fasce di reperibilità per il avoro agile.
Le sfide del futuro
Ci voleva anche un’occasione irripetibile, come il Recovery Fund, per accellerare la corsa verso la modernizzazione del Paese in termini di competenze tecnologiche e non solo. Uno dei requisiti, questo, indispensabile per l’accesso ai fondi. Ed ecco che l’approccio sui dipendenti pubblici vira dal linciaggio dei soliti furbetti alla valorizzazione dei meritevoli in nome di una concertazione che affonda le sue radici nel Patto siglato nel 1993 con il governo Ciampi.
In copertina foto di Free-Photos da Pixabay