Comunicazione: le campagne turistiche e i loghi ‘creativi’ del governo stanno suscitando giudizi contrastanti. A dire il vero una certa unanimità trasversale c’è nel definirli senza mezzi termini e parafrasi veramente brutti.
Si, perché al di là del fatto “politico” su cui si può discutere, ognuno con le proprie convinzioni, non si può non dire che oggettivamente sia il nuovo logo del M.I.M che la campagna “Open to Meraviglia” sono brutte proprio da un punto di vista estetico e malconce.
Nessuno mette in dubbio le buone intenzioni di chi ha ideato il tutto ma ciò che ne è venuto fuori lascia molto perplessi. Al di là di errori tecnici rilevati dagli esperti, (forse addirittura voluti al fine di creare dibattito si potrebbe pensare) e dei conclamati numeri di visual giustamente sbandierati da chi ha realizzato la campagna – o il logo stesso – non crediamo che alla comunicazione istituzionale si possa bene attagliare il vecchio adagio del sempre verde Oscar Wilde “Parlarne bene o parlarne male non importa, purché se ne parli”.
Comunicazione istituzionale o pubblicità pura?
La comunicazione istituzionale, tale è una campagna che vuole promuovere il turismo che è fonte economica primaria per il nostro Paese ma anche il logo di un ministero a maggior ragione, ha crismi ben precisi e non si può in nome di un ‘modernismo’ di maniera stravolgerla a proprio piacimento. Non c’è in gioco l’immagine di un ministro o quella del governo ma quella dell‘Italia nella sua interezza.
Ministri, poi, che in quanto a comunicazione anche essi presi singolarmente non è che brillino moltissimo. proprio delle ultime ore lo scivolone – poi in fretta cancellato – del tweet del ministro delle infrastrutture che univa alluvione e sconfitta della squadra del cuore in maniera davvero sconcertante per la leggerezza della cosa.
Lo stesso che cantava a squarciagola qualche anno fa cori da stadio (come lui stessi li ha definiti) che più o meno recitavano: “Senti che puzza, scappano anche i cani. Sono arrivati i napoletani…” “Son colerosi e terremotati… Con il sapone non si sono mai lavati…”.
Non ci addentriamo verso chi, comunque ministro, parla di sostituzione etnica in corso in Italia perchè ci sarebbe da scrivere tutto un capitolo a parte anche molto più complesso e con implicazioni non solo di comunicazione ma politiche ed etiche.
Intervista a cura di Serena Bonvisio