Grano duro, in Italia, è sinonimo di pasta. Coltivato prevalentemente a sud del Po, esso rappresenta l’ingrediente fondamentale del piatto più tipico della gastronomia italiana. Questa coltivazione, di cui l’Italia è il secondo produttore mondiale, è di primaria importanza per l’economia e la tradizione del nostro paese, eppure rischia di essere trascinata nella crisi che sta attraversando il comparto agricolo. Da qui l’appello di Compag (la federazione italiana rivendite agrarie che nel 2019 è passata a rappresentare anche i cerealisti) affinché il governo e tutti gli attori della filiera si adoperino per difendere gli interessi di un settore fondamentale, in modo che il Bel Paese possa continuare a produrre pasta di elevata qualità ed esportarla in tutto il mondo.
Mercato internazionale del grano duro: la situazione attuale
Il mercato internazionale del grano duro è caratterizzato dalla presenza di un numero limitato di attori con un ruolo significativo: tra gli esportatori si distinguono l’Europa (principalmente Italia e la Francia), il Nord America (Canada) e il Kazakhistan, mentre il Nord Africa è il principale importatore. Per quanto riguarda gli scambi a livello mondiale, l’Europa non svolge certo un ruolo primario, poiché il 75% degli scambi avviene all’interno dell’Unione, mentre la fetta maggiore del mercato spetta al Canada con un invidiabile 64% (che, se sommato ai dati di USA e Messico, porta l’incidenza del Nord America al 71%), seguito a una certa distanza dal Mar Nero (12 %).
Considerando, invece, gli scambi a livello di Unione europea, è la Francia ad aggiudicarsi la prima posizione con il 43% degli scambi, seguita da Europa Centrale (29%), Spagna (7%), Grecia (6%) e Italia (1%). Se si considera, tuttavia, il contributo dei singoli paesi dell’Unione al commercio internazionale, questi rapporti si cambiano drasticamente: la Francia continua a mantenere la prima posizione con un apprezzabile 40%, ma è eseguita a breve distanza dall’Italia (32%), Spagna (18%) e Grecia (3,4%). Per quanto riguarda la domanda, il primato spetta all’EU con il 23% degli scambi internazionali (l’85% dei quali a cura dell’Italia), mentre al bacino del Mediterraneo spetta il 70%.
Grano duro: un mercato condizionato dalle politiche nazionali
Le quotazioni poco remunerative per gli agricoltori europei del frumento duro non vanno certo imputate imputate a un eccesso di liberismo, come si potrebbe pensare da un’analisi superficiale della struttura attuale del mercato. Esistono, infatti, numerosi meccanismi di regolazione dei prezzi del duro da parte dei diversi Paesi. Algeria, Turchia e Messico, per esempio, cercano di assicurarsi un adeguato approvvigionamento interno favorendo la produzione nazionale e garantendo un prezzo minimo ai produttori locali. La Turchia adotta anche misure di sostegno all’industria interna con tasse ridotte per i trasformatori. Molti Paesi forniscono aiuti diretti alla produzione. La stessa Italia ha adottato regolamenti per contenere le importazioni e stimolare la produzione interna del duro attraverso l’obbligo di indicare in etichetta il luogo di origine della materia prima. Tutte misure che certamente interferiscono con la libera circolazione delle merci e degli scambi. Misure sulla cui validità Compag si interroga: stando ai dati ufficiali, infatti, esse non sembrano aver comportato alcun incremento delle semine e, di conseguenza, il rallentamento delle importazioni.
Grano duro: le misure di sostegno interne all’UE
Sebbene con l’evoluzione delle politiche comunitarie si sia maggiormente aperto, il mercato del frumento duro rimane dunque fortemente vincolato alle politiche specifiche adottate dai diversi governi, politiche che ne condizionano il prezzo.
Finora, gli aiuti del governo al grano duro italiano hanno avuto un impatto limitato. L’aiuto accoppiato di 100 euro/ha (un sostegno alle produzioni considerate in difficoltà ma che hanno importanza dal punto di vista economico e che mira a mantenere dei livelli di produzione adeguati) è stato sfruttato solo dal 3% circa delle aziende italiane. Anche le politiche volte a promuovere contratti di compravendita nel contesto di un accordo di filiera hanno avuto un successo limitato: nella campagna 20119/20, infatti, “solo” il 25% del duro commercializzato è rientrato nei parametri specificati sopra. Da qui le recenti iniziative congiunte adottate dalle filiere di Francia e Italia allo scopo di valorizzare maggiormente questa importante coltura. Mentre per la Francia è importante l’esportazione della materia prima, l’Italia è più interessata a spingere i prodotti trasformati (esportati per il 55%) che possano trainare la produzione di frumento interna e quindi incrementare il livello di auto approvvigionamento.
Le collaborazioni tra le filiere italiana e francese
Questa collaborazione ha preso la forma di un confronto aperto e diretto tra le filiere dei due paesi: all’incontro di Bologna avvenuto lo scorso ottobre, è seguito il convegno organizzato da Arvalis, svoltosi il 4 febbraio ad Aix en Provence, a cui Compag ha preso parte con grande entusiasmo e dove sono stati definiti dei punti di convergenza che si tradurranno presto in misure comuni. Prima fra tutte l’estensione dell’esperienza italiana dell’aiuto accoppiato a valori superiori agli attuali 100 euro per ettaro, ma anche l’adozione di un sistema assicurativo per la riduzione del rischio climatico e del rischio legato alle fluttuazioni emotive del mercato internazionale. Si cercherà, inoltre, di continuare a ricercare la valorizzazione del prodotto finito attraverso la creazione di valore realizzando specifici accordi di filiera per arrivare a ottenere dei prodotti richiesti dal consumatori segmentando l’offerta, che non potrà più limitarsi esclusivamente ai prodotti tradizionali ma dovrà essere diversificata per soddisfare le esigenze imposte dai recenti stili di vita (ad esempio, prodotti che consentano di essere consumati in modo rapido senza, tuttavia, rinunciare a una qualità elevata).
Le idee di Compag sono chiare: trasparenza, certificazioni di qualità e ambientali, conoscenza del mercato e ricerca varietale sono gli strumenti imprescindibili per intervenire in modo efficace e risollevare in modo adeguato un comparto importante, che da troppo tempo viene trascurato e sottovalutato.